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Il blog di Girolibero

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Viaggio in Cambogia da Phnom Penh ad Angkor

Con le sue meraviglie paesaggistiche e archeologiche, la Cambogia è piena di sorprese, un fiore pronto a sbocciare nel panorama turistico del sud-est asiatico. Il paese ha salde radici che affondano in tradizioni secolari e braccia aperte ad accogliere il futuro. La Cambogia ha due volti, quello tradizionale e quello moderno, e due cuori. Uno è Phnom Penh, l’effervescente capitale, l’altro è Siem Reap, custode di uno dei tesori architettonici più preziosi al mondo: Angkor. Entrambe tappe imperdibili di un viaggio in Cambogia.

Phnom Penh: il passato e il futuro della Cambogia

Definire la capitale cambogiana è un’impresa ardua. Le vie del centro vecchio sono un labirinto di vicoli straripanti di genti e merci, dove odori, forme e colori si mescolano in una sinfonia che incanta e frastorna allo stesso tempo. A Phnom Penh risiede il passato della Cambogia. Quello maestoso e regale, simboleggiato dal Palazzo Reale con i magnifici templi e pagode. Quello doloroso e straziante, i cui terribili ricordi sono intrappolati tra le mura della Prigione S21 e dei desolati Killing Fields. Ma a Phnom Penh c’è anche il futuro del paese. Lo si vede fiorire nei scintillanti hotel e ristoranti, nei nuovi mall in costruzione e nelle aree della periferia che stanno per essere convertite in zone residenziali ultramoderne. Basta una corsa in tuk tuk per sentire l’urgenza della città di aprirsi al futuro, il desiderio di cambiamento e di riscatto di un paese e di un popolo intero.

Il Palazzo Reale di Phnom Penh 

Pagoda
Pagoda

Il Palazzo Reale è il simbolo più fulgido della capitale. Sfarzoso senza risultare troppo opulento, il complesso di edifici religiosi e politici rappresenta l’apice dell’architettura cambogiana moderna. Rispetto al più noto Palazzo Reale di Bangkok, ha dimensioni meno impressionanti ma anche un minore afflusso di turisti, particolare che lo rende un luogo molto quieto e piacevole da visitare. L’area aperta alle visite è divisa tra l’edificio con la Sala del trono e la Pagoda d’Argento. Quest’ultima deve il nome alle migliaia di piastrelle in argento che ricoprono il pavimento. Nonostante siano ricoperte da uno strato protettivo, è possibile in alcuni punti scorgere la pavimentazione originale. Lungo il cortile della pagoda, coperto da pensiline, si trova un ciclo di affreschi che rappresenta alcuni episodi salienti della storia antica cambogiana. I dettagli di volti e vestiti e i colori sgargianti sono uno straordinario esempio di dipinti in stile orientale. Vale la pena dedicare almeno una mattinata alla visita del complesso del Palazzo Reale di Phnom Penh, per godere della pace che vi si respira all’interno e della bellezza di edifici e giardini.

La prigione 21 e i killing fields

Non si può lasciare Phnom Penh senza aver visitato i luoghi simbolo delle atrocità perpetrate dai khmer rossi. In solo 5 anni il partito cappeggiato da Pol Pot ridusse la Cambogia in miseria sterminando un terzo della popolazione. 3 degli 8 milioni di cambogiani furono uccisi e i restanti ridotti in uno stato di povertà totale. Migliaia di persone furono imprigionate e torturate nella Prigione S21, e mandate poi a morire nel campi di sterminio. La visita di questi luoghi del dolore, anche se rappresenta un’esperienza emotivamente forte, è un modo non soltanto per rendere omaggio alle vittime ma anche per capire i cambogiani e apprezzarne la straordinaria capacità di rinascita. In particolare nell’edificio della prigione, oggi volutamente lasciato in stato di degrado, sono esposte migliaia di fotografia che ritraggono i volti disperati dei condannati e ne raccontano le storie strazianti.

Angkor, il mito senza tempo

Angkor Bayon
Angkor Bayon

Angkor è molto più che un sito archeologico. Il più grande complesso religioso di tutti i tempi è leggenda che si concretizza davanti agli occhi increduli del visitatore. Per secoli Angkor fu il centro politico e urbano dell’antico impero Khmer, all’epoca il più potente del sud-est asiatico. Nel 1440, a seguito di guerre con le nazioni vicine, la città fu abbandonata e lasciata in balia della giungla. La natura seppe riappropriarsene, avvolgendola nell’intrico della vegetazione, diventando un tutt’uno con le pietre. Quando fu riscoperta e riportata alla luce, alla fine del 1800, Angkor riemerse dal verde mostrando al mondo le sue meraviglie. Ma ancora oggi il connubio con la foresta è talmente forte da risultare in molti casi indissolubile. Alberi che sorgono sopra le rovine dei templi, radici avvinghiate alle colonne, muschio che ricopre tutto come velluto. La vastità del sito rende necessario un mezzo di trasporto e il migliore risulta la bicicletta, che permette di assaporare lentamente la bellezza insita nell’equilibrio perfetto tra architettura e natura. I protagonisti assoluti ad Angkor sono il Bayon, con la selva di volti dal sorriso enigmatico; Angkor Thom, l’antica cittadella fortificata e Angkor Wat, il tempio più grande mai realizzato. Nessun itinerario di visita ad Angkor può dirsi completo senza queste tre stelle. Ma la verità è che ad Angkor ogni angolo è meraviglia e stupore, ogni tempio, ogni pietra racconta una storia. Di Angkor ci si innamora al primo sguardo e si va via con un solo desiderio: tornare.

Scopri tutte le nostre partenze per la Cambogia e il viaggio di Capodanno.


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