/ Claudia di Il Giro del Mondo attraverso i libri / da scoprire consigli di lettura
Viaggiare con i libri: Repubbliche Baltiche
Le Repubbliche Baltiche, rinate all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica, si affacciano sul Mar Baltico e sono tre Paesi incantevoli: Estonia, Lettonia e Lituania. Fieramente indipendenti, occupate dai sovietici, quindi dai nazisti e di nuovo dai sovietici fino al 1991, le Repubbliche Baltiche pur condividendo tra loro buona parte della drammatica storia del Novecento hanno caratteri diversi, che si riflettono nella lingua, nella cultura, nella cucina e nell’architettura.
Un itinerario letterario alla scoperta delle capitali baltiche: Tallinn, Riga e Vilnius.
Gli anni delle occupazioni a Tallinn: “La congiura” di Jaan Kross (Iperborea)
Immaginatevi un cunicolo di pietra con l’interno imbiancato a calce, grigio-rosa, lungo dodici metri, largo cinque o sei. Un pavimento di legno grezzo (…) lo divide in due nel senso della lunghezza. Noi ci troviamo nella metà superiore, in una sorta di corridoio dal soffitto ad arco (…) Sul lato della baia c’è una grande finestra a sbarre con i vetri rotti, da cui penetrano pungenti e umide raffiche di vento (…). È la cella numero 19 della quarta sezione del Carcere centrale di Tallinn. Al momento, gli ultimi giorni del ’46, ospita ventidue indagati [dal racconto La congiura, Jaan Kross, trad. G. Peretto, Iperborea]
“La congiura” di Jaan Kross è una raccolta di tre racconti che fotografano la situazione in Estonia tra il 1939 e il 1946; in questi anni, Tallinn si vede occupata dai sovietici, dai nazisti e di nuovo dai sovietici. Protagonista dei tre racconti, intimamente legati, è lo studente Peeter Mirk, alter ego dell’autore Jaan Kross.
Nel primo racconto, Peeter Mirk parla dell’Umsiedlung, il rimpatrio dei tedeschi che vivono in Estonia. Gli amici di Peeter, Flora e Karl, decidono di lasciare l’Estonia alla volta della Germania, anche se non hanno prettamente origini tedesche. Ma un evento improvviso quanto nefasto sconvolgerà i piani dei ragazzi e la vita di uno di essi.
Nel secondo racconto, nell’estate del 1944 Peeter decide di abbandonare l’Estonia e riparare in Finlandia. Con una valigia di compensato piena di coraggio, Peeter si imbarca clandestinamente dal porto di Tallinn alla volta della Finlandia. Il viaggio dovrebbe essere breve, ma si rivelerà pieno di pericoli. Nel terzo racconto, si giunge al 1946: sono ritornati i sovietici e Peeter Mirk racconta dell’esperienza di una nuova prigionia, questa volta voluta dai russi. I racconti di Jaan Kross, famoso scrittore estone in patria, aprono una finestra sulla complessa storia dell’Estonia del Novecento e aiutano a comprendere alcuni fatti salienti, utili per capire a fondo la cultura e la storia dell’affascinante Estonia.
Una saga famigliare e le assurde vicende di una nobile Baronessa a Riga: “Come tessere di un domino” di Zigmunds Skujiņš, Iperborea
Uno spettacolo di fuochi artificiali è previsto sulla Daugava per l’anniversario della fondazione dello Stato lettone, il 18 novembre 1918 (…) Il gruppo di torri della città vecchia avvolta nella luce dei riflettori, con l’agile San Pietro, Santa Maria simile a una formosa ragazza del popolo, l’appuntito San Giacomo e la chiesa anglicana rosso corallo, tutto è là raccolto e ti sembra di poterlo raggiungere con la mano. Basterebbe solo tendersi un po’ per afferrare la torre dello Spirito Santo del castello di Riga, come fosse una figura degli scacchi, e spostarla su un’altra piazzetta, sull’altra riva della Daugava.
“Hai mai visto qualcosa di più bello di quell’ago nel cielo che è la torre di San Pietro?” [Come tessere di un domino, Zigmunds Skujiņš, trad. M. Carbonaro]
“Come tessere di un domino” è un romanzo particolare, che sfuma in diversi generi: romanzo storico, di fantasia, di formazione, di riflessione e saga famigliare, è insomma un collage di personaggi e vicende storiche legati tra loro.
Sono due le storie raccontate: c’è la storia di una famiglia baltica del Novecento, un po’ bislacca, e c’è la storia che narra le strambe avventure della Baronessa von Brügger del Diciottesimo secolo.
Queste storie corrono fianco a fianco come due rette parallele, sempre pronte ad inseguirsi pur senza toccarsi mai; raccontate con due stili diversi, più colloquiale e riflessiva la prima e più pomposa e solenne la seconda, sono storie dove i personaggi, all’apparenza così diversi, sono destinati ad incontrarsi, poiché come punto di contatto hanno la ricerca della propria identità.
Orgogliosi di essere baltici: “Anime baltiche” di Jan Brokken, Iperborea
Il viaggio che per caso mi aveva portato in una piccola città portuale del golfo di Riga, risvegliò la mia curiosità per quei paesi situati nell’angolo meno definito d’Europa. La calma del Baltico, l’orgoglio dei baltici, quella fierezza che Huig, con l’occhio accorto dell’uomo di mare, aveva saputo cogliere con tanta sicurezza al primo sguardo mi hanno dato voglia di saperne di più. L’orgoglio non ha niente a che vedere con il nazionalismo, lo sciovinismo o l’arroganza. Essere orgogliosi del proprio paese significa credere in tutto ciò che lo rende speciale, diverso, unico. Segnifica avere fiducia nella propria lingua, nella propria cultura, nelle proprie capacità e nella propria originalità. Quest’orgoglio è la sola risposta adeguata alla violenza e all’oppressione. Anime baltiche, trad. C. Cozzo e C. di Palermo]
In “Anime baltiche” di Jan Brokken rivivono storia e personaggi delle Repubbliche Baltiche. Nel corso di dieci anni di viaggi, Brokken ha raccolto immagini, testimonianze, storie e interviste utili per ricostruire le vicissitudini di Estonia, Lettonia e Lituania.
Nel libro Brokken presenta artisti, musicisti, pittori, scrittori o semplici uomini e donne che nel loro piccolo hanno fatto la storia, rappresentando le Repubbliche Baltiche nel mondo. Quelle terre dove i boschi si susseguono lungo le colline, dove la neve copre il paesaggio come una coperta avvolgente, dove il calore di un fuoco può essere fonte di gioia quando d’inverno i laghi gelano; quelle terre spesso invase e occupate, tanto che per alcuni periodi della storia era addirittura vietato parlare in estone, lettone o lituano; dove era vietato anche cantare. Quelle terre di confine, affacciate sul gelido Mar Baltico, hanno dato vita a persone che hanno combattuto la violenza con l’arte, la guerra con la letteratura, gli eccidi con la musica, creando un immenso patrimonio culturale che Jan Brokken ci racconta e ci invita ad andare a conoscere e scoprire.
La drammatica vicenda degli ebrei di Vilnius: “Gli ebrei di Vilna. Una cronaca del ghetto 1941-1944” di Grigorij Šur, La Giuntina
E così, dopo la liquidazione del ghetto di Vilna, in vita erano rimasti in tutto circa tremila ebrei; nei blocchi della fabbrica di pellicce “Kailis”, nelle officine automobilistiche e in qualche altra impresa. Insomma, la città era “libera da ebrei” (Judenfrei), come “liberi” erano anche i villaggi e molte città di Polonia, Estonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina. Nei blocchi e nelle officine automobilistiche si viveva in costante attesa della liquidazione e dell’invio a Ponary (…) oppure nel trasferimento in qualche altra località in Estonia, per esempio, dove si sarebbe stati uccisi più lentamente da lavori sfibranti (se non forse all’improvviso durante il tragitto, in qualche bosco) [Gli ebrei di Vilna. Una cronaca dal ghetto 1941-1944, Grigorij Šur, trad. P. Buscaglione Candela]
“Gli ebrei di Vilna. Una cronaca dal ghetto 1941-1944” di Grigorij Šur è una preziosa testimonianza dell’occupazione nazista in Lituania. Il libro racconta fin dove può spingersi la follia degli uomini: la famiglia di Šur viene trasferita nel ghetto, mentre Grigorij viene rinchiuso in una fabbrica di pellicce, dove è costretto a lavorare. Grigorij Šur, appena può, scrive: vuole registrare tutte le crudeltà che i nazisti riservano agli ebrei. Racconta anche della malvagità dei poliziotti ebrei che vogliono ingraziarsi i tedeschi (ma che dai nazisti verranno successivamente traditi) e non si risparmia nel parlare di cosa succede a Ponary, luogo tristemente noto per le uccisioni di massa degli ebrei. Šur riesce a raccontare una delle pagine più drammatiche della storia di Vilnius, la liquidazione del ghetto del 23 settembre 1943.
Oggi del ghetto di Vilnius restano case malconce, vecchie insegne a caratteri ebraici, vie acciottolate, silenzi assordanti e la Sinagoga di via Pylimo. Degli oltre 65.000 ebrei lituani morti in tre anni di occupazione nazista restano solo i ricordi e le preziose testimonianze come “Gli ebrei di Vilna. Una cronaca dal ghetto 1941-1944”.
Piccola nota personale: se non avessi letto questo libro probabilmente non sarei andata né a Tallinn, né a Riga e neppure a Vilnius; non avrei amato così tanto i piccoli Paesi Baltici e mi sarei persa la storia, l’arte e la cultura di un importante pezzo d’Europa. I libri che ispirano i nostri viaggi sono sempre i migliori: ci permettono di amare un luogo ancor prima di visitarlo.