/ Silvia Benetollo / da camminare diario di viaggio viaggiare a piedi
La Corsica che non ti aspetti: trekking, storia e tradizioni
Fuori dalle zone più chic e frequentate, oltre alla linea elegante delle montagne che sovrastano la costa si nasconde una Corsica rurale ancora legata alle tradizioni, dove il canto polifonico – la paghjella – è talmente sentito che i concerti dei gruppi locali riempiono le chiese e le piazze. Anche dei villaggi più defilati.
Un trekking nel cuore della Corsica ti porterà alla scoperta di inaspettati paesaggi alpini, gole maestose e foreste incontaminate.
Prima di partire, poco o niente sapevo della Corsica, se non che la popolazione locale aveva fama di essere poco accomodante nei confronti dei turisti e che le strade erano particolarmente tortuose. E di queste due scarne informazioni, solo la seconda era vera. Mi incuriosiva la parte interna dell’isola, e quindi prima di partire avevo cercato qualche notizia sul cosiddetto rilievo corso, che si estende da Cap Corse fino alle Bocche di Bonifacio. E avevo scoperto una cosa intrigante (almeno per chi, come me, ha una passione per la toponomastica e le montagne dimenticate).
Un crocevia di popoli e un intrico di lingue
L’anno prima, a Creta, avevamo imparato che il termine greco “omphalos” (δμϕαλόs) significa “ombelico” e nell’antichità aveva a che fare con faccende religiose; sotto ai Lefka Ori (le Montagne Bianche), avevamo trovato un paese che deve il suo nome, Omalòs, a questo antico termine greco, e infatti il villaggio si trova in un punto abbastanza centrale dell’isola – un ombelico, appunto. Durante le mie ricerche preparatorie avevo scoperto che in una zona analogamente centrale della Corsica c’è un paesino che si chiama Omessa. Mi son detta, vuoi vedere che…? Non volevo lasciarmi andare a teorie di fanta-linguistica, ma è un fatto che la Corsica sia stata colonizzata dai greci già in epoca classica (quando è stata fondata la città di Aleria, sulla costa occidentale) e che a Cargése si siano stabiliti nel ‘600 degli esuli greci provenienti dal Peloponneso.
Tuttavia, non è una lingua discendente dal greco quella che stupisce i visitatori, ma il còrso. Più parlato nelle zone interne e occidentali dell’isola, il còrso è una lingua romanza derivante dal toscano medievale. Non avendo grande dimestichezza con il francese è stato un grande sollievo per me apprendere che il còrso è perfettamente comprensibile al parlante italiano!
La paghjella, per l’UNESCO patrimonio orale e immateriale dell’umanità
Sedotti dalla bellezza del còrso, abbiamo deciso di mescolarci con la gente del posto e di andare a sentire un concerto di musica polifonica. La polifonia còrsa prevede solo voci maschili, e tipicamente i cantanti portano una mano all’orecchio per non essere distratti dalla voce degli altri cantanti. È una musica davvero molto sentita, tanto che siamo rimasti sorpresi quando abbiamo visto la chiesa, dove si teneva il concerto, riempirsi fino a fuori dal portone, con la gente che mostrava un’ energia e una partecipazione davvero fuori dal comune. Se andate in Corsica non fatevi quindi sfuggire il concerto di musica polifonica di uno dei numerosi cori sparsi per l’isola. Uno di questi ha perfino collaborato con Sting…
Un trekking nel cuore dell’isola
Ancora affascinati dall’esperienza del coro polifonico siamo partiti alla volta delle favolose gole della Restonica, alla scoperta dei laghetti alpini del Melo e Capitello.
La strada che parte da Corte, e che permette di raggiungere il punto di partenza, corre in una profonda gola scavata dal torrente Restonica, che scorre limpido e tumultuoso qualche decina di metri più in basso rispetto alla strada. Strada che richiede un po’ di attenzione, perché oltre a essere stretta e tortuosa, è anche molto frequentata dai locali, specie nei fine settimana. E comunque, è la tipica strada còrsa, mai diritta per più di cinque metri di fila, e ovviamente con un panorama meraviglioso.
Una volta parcheggiata l’auto (il parcheggio, a 1.370 m di quota, è spazioso e a pagamento, circa 6 euro per tutta la giornata), si arriva velocemente alla Bergerie de Grottelle, dove finisce la strada carrozzabile e, se avete già un languorino, qui potete gustare formaggi e salumi locali. Il posto è davvero incantevole, le rocce chiare ricordano le Dolomiti e i fianchi della vallata sono costellate di maestosi pini larici.
Da qui parte il sentiero, facile e ben segnalato, che permette di raggiunge in una quarantina di minuti un altro piccolo rifugio, la Bergerie de Melo. Il Lac de Melo è raggiungibile in poco meno di un’ora tramite due sentieri: quello di sinistra è più semplice. Il lago è visibile solo quando ormai lo si è arrivati, e la sua apparizione improvvisa è davvero una sorpresa: noi l’abbiamo raggiunto nel tardo pomeriggio, quando le montagne erano immerse in una calda luce dorata e la maggior parte degli escursionisti aveva già preso la via del rientro.
Dal Lac de Melo, in circa 45 minuti, si raggiunge il lago Capitello, a 1.990 metri. È il più profondo della Corsica, incassato in maestose pareti di granito a picco sull’acqua: il volo radente delle rondini a pelo d’acqua e il silenzio che sembra colare denso dalle pareti di roccia attorno al lago sono un’esperienza indimenticabile…
In prossimità del lago Capitello passa anche il famoso e impegnativo sentiero GR20, che percorre tutta l’isola da nord a sud. Un trekking per veri duri, che richiede svariati giorni e una spiccata propensione all’adattamento.
Ma perché dovrei andare in Corsica?
La Corsica ha davvero tantissimo da offrire al viaggiatore che non vuole limitarsi a prendere il sole in spiaggia. Un’intricata rete di sentieri permette di attraversare luoghi di stupefacente bellezza, come il Désert des Agriates (Agriate in còrso) su un percorso tutto costiero, oppure la zona montana compresa tra Calenzana e Cargése, ricca di gole e foreste, tra i monti e il mare. Ce n’è per tutti i gusti!
Zeppelin ti suggerisce questo itinerario trekking.