/ Silvia Benetollo / da gustare ricette e cucina viaggiare a piedi
Norvegia: trekking alle Lofoten, sulle tracce di un’avventura epica
Cos’hanno in comune la provincia di Vicenza e le isole Lofoten? Proprio niente, dirai tu. E invece c’è un filo sottile che ancora oggi le unisce, una storia di amicizia che comincia centinaia di anni fa… in Grecia.
Da Creta a Røst
Siamo nel 1400, e a quell’epoca le coste greche erano in mano a Venezia. La Serenissima infatti aveva fortissimi interessi economici nell’Egeo, dove produceva tra le altre cose anche il famoso vino Malvasia. E proprio con un carico di Malvasia un potente patrizio veneziano, Pietro Querini, salpa da Candia diretto nelle Fiandre. Tutto bene fino al Portogallo, ma una volta raggiunto l’oceano la nave di Querini, che aveva già un grave danno al timone, viene investita da una serie di tempeste che mandano il vascello alla deriva, oltre la Scozia e fino alle isole Faroer. Il carico di Malvasia non arriverà mai nelle Fiandre: spinti al largo dalla Corrente del Golfo, i 16 superstiti, in balia dell’oceano su una scialuppa, finiscono su un isolotto prossimo a Røst, nell’arcipelago delle Lofoten.
È il gennaio del 1432 e siamo oltre il Circolo Polare Artico, i naufraghi sono stremati; finalmente, dopo qualche giorno vengono individuati e salvati dagli abitanti del vicino villaggio, che con grande generosità aprono le loro case a quegli stranieri arrivati da lontano.
Un paradiso di montagne a picco sul mare
Un tempo considerate inospitali, oggi le Lofoten sono famose per la bellezza della natura e per gli straordinari paesaggi. La loro fama inizia alla fine dell’Ottocento, con il successo delle opere del pittore Gunnar Berg, il più importante pittore di Norvegia, nato a Svolvær, capoluogo dell’arcipelago. Proprio a Svolvær, nel Gunnar Berg Center e nella Galleri Lofoten, oggi è possibile ammirare i suoi suggestivi quadri, oltre che quelli di altri pittori norvegesi ottocenteschi.
Vale davvero la pena iniziare il viaggio alla scoperta delle Lofoten lasciandosi ispirare dalle vedute di questi artisti. Resterai senza fiato davanti alle montagne a picco sul mare che si ergono alle spalle del villaggio di Reine, ritratte da Even Ulving.
Nella terra dei rorbu e dei maelström
Reine è considerato il più bel villaggio di Norvegia, ma le acque placide del suo porticciolo non devono trarti in inganno: infatti, questo tratto di mare è famoso per i maelström, gorghi pericolosissimi generati dalle maree e dalla conformazione dei fondali. Il più famoso è il Moskstraumen, che si trova proprio in questa zona delle Lofoten, citato anche da Jules Verne in Ventimila leghe sotto i mari e da Salgari, nel romanzo Verso l’Artide e la Stella Polare.
Gli aspri panorami della costa e i villaggi di pescatori sono rimasti immutati nel tempo. Anche i rorbu, le abitazioni tradizionali, sono ancora molto diffusi e il rosso acceso delle loro pareti di legno risalta sul severo paesaggio circostante. I più antichi si trovano a Nusfjord: sono considerati patrimonio Unesco e risalgono al XVIII secolo!
L’incredibile viaggio dello stoccafisso
Forse proprio nei rorbu vennero accolti e rifocillati i nostri naufraghi veneziani, che rimasero a Røst per tutto l’inverno del 1432. Stupiti dalla generosità e dalla gentilezza delle persone che li ospitavano, restano affascinati dalle loro abitudini culinarie, e in special modo dal metodo di conservazione del merluzzo. Pietro Querini, che registra tutto in un preziosissimo diario, scrive:
“Prendono fra l’anno innumerabili quantità di pesci, e solamente di due specie: l’una, ch’è in maggior anzi incomparabil quantità, sono chiamati stocfisi; (…). I stocfisi seccano al vento e al sole senza sale, e perché sono pesci di poca umidità grassa, diventano duri come legno. Quando si vogliono mangiare li battono col roverso della mannara, che gli fa diventar sfilati come nervi, poi compongono butiro e specie per darli sapore: ed è grande e inestimabil mercanzia per quel mare d’Alemagna (…)”
Il mercante veneziano capisce subito che gli Stockfisch, gli stoccafissi, possono diventare una risorsa di cibo importantissima per una potenza marinara come Venezia, le cui navi intraprendono lunghissimi viaggi senza toccare terra per settimane. E quindi in primavera Pietro riparte alla volta di Venezia con un carico di pesci essiccati. Arriverà a Bergen, si fermerà a Londra presso la potente comunità veneziana, e da lì a cavallo raggiunge la Serenissima, dove viene accolto con tutti gli onori del caso.
Il baccalà alla vicentina, dalla Norvegia al veneto anche oggi
Ancora oggi in Veneto il baccalà è preparato con lo stoccafisso norvegese, mentre nel resto d’Italia le ricette prevedono il merluzzo sotto sale. Questa pietanza si è diffusa soprattutto nel vicentino: oggi la cittadina di Sandrigo, con la sua Festa del Baccalà, è gemellata con Røst, dove nel 1932 è stata eretta una stele a memoria di Pietro Querini e dei suoi marinai. Ma alla cittadina veneta è stata dedicata addirittura un’isola: Sandrigøya. Ma perché tutta questa gratitudine? Beh, il diario del nostro mercante veneziano è l’unica testimonianza storica della vita sull’arcipelago, che dimostra come gli abitanti fossero ospitali e generosi.
Non vi resta quindi che preparare gli zaini, rifornirvi di baccalà alla vicentina, e mettervi in viaggio verso le Lofoten sulle tracce di Pietro Querini!
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