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La Ciclabile del Danubio: blu, bianco e verde smeraldo
Ed ecco il secondo classificato al Concorso Girolibero Racconti di Viaggio 2017: complimenti a Marco Carminati che ci fa vivere l’eccitazione del pre-vacanza e la gioia di pedalare lungo la ciclabile più famosa del mondo, quella del Danubio da Passau a Vienna.
“Sono passati dieci anni. Ma i ricordi, ripuliti dei dettagli insignificanti, sono ancora più nitidi. Senza voler suonare retorici, fu realmente una delle migliori settimane della mia vita.
Non ricordo come venni a conoscenza della Passau-Vienna, è un percorso mitico come il Cammino di Santiago o l’Appalachian Trail. Due anni prima, finiti gli esami, visitammo Vienna e ci innamorammo subito della capitale dal fascino distinto, un po’ decadente, a tratti dolce e a tratti rigoroso e del clima splendido di fine luglio. Dopo un’ubriacatura di Regge e Secessione, di Sachertorte e Schnitzel, nelle ultime ore seduti sulle panchine dello Stadtpark con il würstel in mano, elaborammo il piano: si doveva tornare pedalando lungo il Danubio.
Pur non avendo alcuna esperienza di lunghe traversate in bici, tutte le guide sottolineavano la facilità del percorso pianeggiante. Dopo un anno inconcludente a studiare come portarci le bici avanti e indietro in treno da Milano, trovammo la soluzione perfetta: noleggio e trasporto bagagli da una pensione all’altra. Questa volta eravamo determinati ed organizzati. La preparazione fu minima: una domenica lungo l’alzaia del naviglio grande da Milano ad Abbiategrasso, giusto per collaudare il coprisella imbottito.
Ma l’asfalto fu presto dimenticato sulla Donau Radweg. Un mondo isolato, magico. Sette ore di treno via Monaco fino a Passau, una notte insonne per l’emozione – o forse per la cena troppo calorica – e poi via, si parte dalla “città dei tre fiumi” (Passau), fra la gioia di filare leggeri per i primi kilometri ed il timore di essersi imbarcati in un’avventura troppo grande per un cittadino poco sportivo.
Nello zaino solo la macchina fotografica ed un libro di Claudio Magris sul grande fiume, da assaporare, lentamente, a fine giornata. La lentezza, assieme alla luminosità che rendeva brillanti i colori dei prati e dei campanili con cupola bombata, è effettivamente la sensazione che riemerge in modo più vivido. Il tempo è scandito dal ritmo della pedalata, la mente è libera, è il corpo che detta le pause.
Alcuni flash riemergono dalla memoria. Le anse maestose del fiume, le rive frondose, i pittoreschi battelli per attraversarlo. Il gestore della pensione di Aigner Kreuz, arroccata sulla montagna attorno ad un minuscolo castello col ponte levatoio, che ci viene a prendere lungo la via col furgone. Linz, una perla di ordine, dove si specchiano nel fiume il barocco e la modernità. L’imponente e sornione monastero di Melk, come il toponimico di Asdo nel “Nome della rosa”. Il tratto in battello che offre la prospettiva complementare.
In tutta le settimana piovve solo un’ora, mentre degustavamo i vini della Wachau a Krems, ormai vicini alla meta. Entrare a Vienna in bici con 330 km nella gambe è una soddisfazione indescrivibile, come conquistare una cima per la prima volta.
Chissà se i miei bimbi, leggendo questo resoconto, si entusiasmeranno e ripeteremo insieme l’avventura, che sarà sicuramente diversa, ma ugualmente appassionante.”