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Il blog di Girolibero

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Cronache di un viaggio a Mosca

Della capitale russa potrei raccontarvi un po’ di -solite- cose da vedere, ma a distanza di tempo ho scelto di distillare i ricordi di 6 giorni a Mosca.

Grandeur dell’Est

Esci dall’hotel, col cipiglio di chi è pronto a vedere, visitare, entrare, ma Москва fin da subito mette le cose in chiaro: non sei tu a comandare.

I palazzi incombono con vertiginose altezze e massicci graniti. Le piazze spalancano spazi immensi, il terrore di ogni agorafobico. I monumenti celebrativi, e lassù amano molto celebrare, ti mettono al tuo posto: sei piccolo, molto piccolo. Alcuni esempi?

> Verso il VDNKH

Cioè il parco delle Esposizioni dell’Economia Nazionale, una sovieticissima città nella città, un trionfo voluto nel 1939 da Stalin.

Prima di arrivarci, usciamo dalla metro ed eccoci di nuovo rimpiccioliti come Alice sotto ad un modesto obelisco di 100 metri in puro titanio dedicato ai Conquistatori dello Spazio. Era il 1964 quando fu costruito, e 7 anni prima l’Urss lanciava lo Sputnik. Storie di trionfi insomma.

Quanto al VDNKH… beh, ci vorrebbe una bici per vederlo tutto. E noi che pensavamo di farci una passeggiata!

Dopo mezz’ora a piedi raggiungiamo anche la “vicina” (sulla mappa) torre della tv di Ostankino: qui, quando a terra piove in cima nevica. D’altronde misura solo 540 metri, e lassù c’è pure un pezzo di pavimento in vetro, vertigini assicurate.

> La Piazza Rossa

Imbattibile, quanto a grandi spazi. D’improvviso ci si trova al centro di una specie di salotto, in una strana intimità: la piazza è immensa, è vero, ma le grosse mura del Cremlino da una parte, e le geometrie del centro commerciale Gum dall’altra che contrastano con guglie e pinnacoli sui 2 lati più corti (San Basilio e il Museo di Storia Russa) creano un’atmosfera raccolta. Che di sera diventa magica, fra le luci quasi natalizie del Gum e un usignolo che canta fra i pini del Cremlino.

> La Metropolitana

Con la M maiuscola, perché là sotto ci sono meraviglie inenarrabili.

È come se il treno ti portasse dritto dentro le sale di una reggia imperiale, una diversa dall’altra. Lampadari enormi, graniti ovunque, colonne in titanio (da quelle parti spopola), vetrate colorate, statue, mosaici con la storia dei patrioti sovietici, scale mobili talmente alte che neanche il fagiolo magico.

Se non è grandeur questa…

Bosco in città o città nel bosco?

La si vede già in volo: una distesa verde a perdita d’occhio con edifici nel mezzo.

La si vede anche camminando fra i viali e le piazze, dove le chiome frondose non mancano mai, anche finte talvolta.

Quando pensiamo alle opere mastodontiche, a quei palazzoni in cemento in puro stile sovietico, mai ci aspetteremmo di pari passo una grande passione per il verde. Eppure è lì, ovunque.

> Al Gorky Park

Chissà se quando gli Scorpions cantavano “I follow the Moskva and down to Gorky Park” c’erano già le colorate aiuole di allium e la gente che ballava lungo il fiume. Perché la Moscova è così: finiti parchi e marciapiedi, le sue rive si coprono di boschi pieni di sentieri. C’è chi cammina e chi corre, chi spinge un passeggino e chi fa 2 chiacchiere su una panchina

> Verso Sergiev Posad

Cioè la cittadella santa di Russia, un insieme di chiese dalle cupole blu e oro a “fiamma di candela” (non a cipolla, mi raccomando). Tanta meraviglia si ha da visitare, ma il bello è stato l’arrivarci da Mosca.

Il cirillico e un tabellone partenze nebuloso non ci hanno impedito di prendere un treno con panche dure e vagoni scarni… minimalismo d’altri tempi.

A bordo, signore un po’ agé con fazzoletto in testa e borsa della spesa e qualche giovane. Fuori invece, i soliti boschi che inghiottiscono paesini misteriosi. “chissà chi ci abita” pensavo.

Poi il treno si ferma in mezzo al nulla e con calma serafica arrivano i passeggeri da sentieri fra pini e betulle. Salgono su esili passerelle in ferro, sempre che ci siano, ed eccoli a bordo. Pendolari o raminghi? Mah.

E comunque, lo prendessi anch’io un treno fra le betulle…

Potrei dire di volti che sanno di steppe euroasiatiche, dell’overdose di poliziotti dall’aria un po’ annoiata, di mense con piatti delle repubbliche ex sovietiche, di moscoviti che negli anni ’90 ritiravano la farina razionata al Gum, del cirillico che è meglio imparare (ma è un po’ come un gioco) e dello strampalato mercato di Izmailovo, dove la signora Larissa dipinge matrioska piene di neve, troika (slitte) e fiabe; e come con le conchiglie, se ti avvicini ti par quasi di sentire un carillon russo mentre le guardi.

Ma lascio scoprire il resto a voi.

Eddai, fatevelo un giro in Russia!


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