/ Martina Forino / da scoprire diario di viaggio viaggi insoliti
I posti da non perdere a Quito in Ecuador
Nel nostro viaggio in Ecuador di più di due settimane la prima tappa è Quito, la capitale, e nel nostro breve soggiorno in città abbiamo visitato almeno 5 posti da non perdere se avete l’occasione di passare di qui durante le vostre prossime vacanze.
Viaggio in Ecuador, la terra dei vulcani e del popolo Inca
L’Ecuador condivide con gli altri Paesi del Sud America una storia piuttosto travagliata, e l’instabile situazione politica vissuta negli ultimi cinquant’anni, aggravata dal conflitto con il Perù per la rivendicazione di alcuni territori di confine tra i due stati, l’hanno portato sull’orlo del collasso economico adottando infine il dollaro americano come moneta ufficiale sopprimendo il sucre. L’Ecuador, insieme a Perù e Bolivia, è la terra degli Inca, che ancora oggi hanno lasciato la loro eredità nella lingua parlata del quechua, i dialetti che derivano dalla lingua adottata nell’impero Inca, nata e parlatissima in Ecuador e lingua ufficiale degli altri due Paesi andini. Morfologicamente l’Ecuador è un territorio eterogeneo diviso in due dalla cordigliera delle Ande, la zona della sierra, che lo attraversa da nord a sud con le sue alte vette, delineando i confini tra la zona costiera sull’Oceano Pacifico e la foresta amazzonica nella parte ad est ai margini del Brasile. L’altra linea che divide idealmente la nazione è l’equatore, cui deve anche il suo nome geografico. Geologicamente l’Ecuador è la vera e propria terra dei vulcani, molti dei quali attivi, che caratterizzano fortemente tutto il suo territorio e saranno la nostra meta per affrontare qualche percorso di trekking alla scoperta della natura di questo Paese. Con un territorio che spazia dalle spiagge bianche ai picchi andini innevati per arrivare alla lussureggiante Amazzonia, qui in Ecuador è davvero impossibile trascorrere una vacanza noiosa o avere la sensazione di assuefazione da paesaggio lineare.
La città ribelle di Quito ed i suoi quartieri
Arriviamo dall’aeroporto nel cuore della capitale Quito, a 2.850 metri d’altezza, una metropoli che ci accoglie col suo trafficato disordine scomposto e con la Madonna che dal Panecillo domina dall’alto dandoci il benvenuto in terra ecuadoregna. Arriviamo subito nell’antica zona coloniale della città, dove prima di partire per Mindo riusciamo a vedere alcuni dei suoi monumenti più importanti nei dintorni de La Plaza Grande, la bella piazza dove ha sede la residenza del Presidente, dal cui balcone ogni lunedì mattina è solito affacciarsi per salutare la gente, e che è attorniata da palme e panchine dove potersi riposare e rilassare al sole. L’imponente chiesa barocca della Compañia de Jesús, con le facciate esterne decorate con tartarughe, pinguini e puma e simbolo della città con le sue due torri, e la chiesa di San Francisco, sono due tappe obbligate, ed anche un’occasione per poter camminare nelle strade della città e guardarsi intorno tra botteghe artigianali dei barbieri, dei sarti e gli artisti di strada che si avvicendano lungo il nostro cammino. L’Ecuador è un Paese molto povero basato principalmente sull’agricoltura e sulla pesca, nella zona costiera, ma i suoi abitanti condividono con altri popoli del Sud America uno spirito fiero e laborioso.
Nei nostri primi contatti ci sembrano meno solari ed espansivi dei cubani ad esempio, più timidi e riservati forse, ma gentilissimi e disponibili ad aiutarvi, se sapete masticare qualche parola di spagnolo avrete qualche porta aperta in più per poter conoscere meglio il meraviglioso popolo ecuadoregno. Le case coloniali perfettamente conservate, i fiori esotici ed i portoni di legno colorati ricordano gli antichi fasti della città, la prima di tutto il Sud America a ribellarsi agli spagnoli, durante il dominio di Pizarro. La zona è giustamente considerata patrimonio Unesco dell’umanità. Ci fermiamo ad un piccolo chiosco dove una signora sorridente vende dei cartocci con platano fritto, un frutto tropicale simile alla banana che viene consumato dopo essere stato cotto, molto usato in vari tipi di preparazioni della cucina sudamericana, e che in questa versione accompagnata da una salsina piccante speziata ricorda molto le nostre patatine fritte. Quito è una capitale davvero affascinante, che si fa scoprire a poco a poco, rivelando i propri luoghi nascosti.
Il vulcano Pichincha e la zona del Mariscal
Mentre facciamo una piccola siesta su una panchina ascoltando la musica di una piccola banda locale che si è riunita in una stradina qui a fianco, riusciamo a vedere in lontananza la vetta del vulcano Pichincha, raggiungibile dalla città prendendo la funicolare del TeleferiQo che arriva direttamente a più di 4.000 metri d’altezza, offrendo uno spettacolo dall’alto che il fiato lo mozza per davvero. Qui in Ecuador è sempre importante dare al proprio corpo il tempo di acclimatarsi durante le escursioni anche perché le altezze qui sono davvero elevate, ma per non essere vittime del soroche, il malessere da altitudine, è sufficiente mangiare e bere correttamente e dar modo al proprio organismo di adattarsi gradatamente. Verso sera ci dirigiamo nel quartiere più colorato della città, il Mariscal, dove facciamo un giro tra le bancarelle del mercatino artigianale dove fanno bella mostra le stuoie cangianti con le tipiche fantasie indigene. È un quartiere particolarmente vivace, pieno di piccoli caffè con i tavolini all’aperto e taverne, e ci fermiamo per vedere un’esibizione di due giovanissimi ballerini di street dance che fanno acrobazie attorniati dalla folla. La varietà di frutta tropicale esposta su un tavolo sgangherato fuori da una piccola vetrina ci spinge ad entrare ed assaggiare uno spettacolare frullato alla papaya e maracuja con una spolverata di cacao amaro, della famosa qualità Arriba Fino de Aroma, nata dalle fave di cacao di una pianta endemica che cresce in Equador e che ha la fama di essere uno dei più pregiati del mondo.
Il cacao più buono del mondo
Se siete golosi di cioccolato non fatevi mancare una sosta al Kallari Cafe, un localino semplice gestito da una cooperativa di indigeni Kichwa che seguono tutto il processo del cacao dalla coltivazione alla lavorazione fino alla vendita, dedicandosi anche alla produzione del caffè, sempre nel pieno rispetto del territorio amazzonico, e cercando di tramandare e conservare seguendo la tradizione questa preziosa eredità. Sia la cioccolata in tazza che quella in tavoletta sono davvero eccezionali e mi devo forzare ad andare via per non comprare tutto quello che annuso, tra le spiegazioni pazienti di una gentilissima signora tentatrice delle golosità. Una leggenda narra che un cioccolatiere svizzero durante la navigazione del fiume Guayas abbia sentito nell’aria un profumo intenso e quando chiese agli indigeni di cosa si trattasse, questi gli risposero che l’aroma proveniva de rìo arriba, dal fiume sul retro, dove i lavoratori dopo averle raccolte stavano trasportando sulle canoe le fave di cacao. Il cioccolatiere fraintese e chiamò da allora questa pregiata qualità di cacao dalle note floreali intense e caramellate Arriba, appunto.
Ci sembra di aver assunto le calorie necessarie per poter affrontare domattina la strada che ci porterà a Mindo per seguire più avanti la via dei vulcani.