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Il blog di Girolibero

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La terra della felicità: i segreti del Bhutan

“Chiedetevi se siete felici e cesserete di esserlo”

J. S. Mills, filosofo

La ricerca della felicità passa per il Bhutan

La felicità oggi è un’industria plurimiliardaria. Manuali di auto-aiuto, app che trasformano in grafici gli effetti che il cibo e l’attività fisica hanno sul nostro umore.
Dal 2003 perfino l’Unione Europea misura e paragona la felicità dei cittadini degli stati membri, barometro questo che i politici non tengono in considerazione abbastanza a mio parere.
Ma come si misura la felicità, quali sono i parametri per soppesarla?

L’idea per cui la felicità può essere metodicamente costruita e controllata è relativamente nuova. Se la felicità italiana discende dal latino  felicitas (che a sua volta proveniva dal campo semantico di “fertilità”) la parola happiness viene dalla radice scandinava happ  (“fortuna” o “successo”), e prima del Settecento era usata per descrivere la sensazione di essere baciati dalla grazia di Dio. All’epoca era legata più alla fortuna che ad una attenta pianificazione, come se la felicità altro non fosse se non una contenta coincidenza. Ma dal Settecento ad oggi la tendenza è stata quella di permettere ad ogni essere umano di autodeterminarsi, anche nelle ricerca della felicità, fino ad ipotizzare che l’importanza dell’odontoiatria sia cresciuta pari pari all’importanza del poter sorridere bene.
Essere più felici? Si può! Anche con un viaggio in Bhutan, terra della felicità.

GNH, Felicità nazionale lorda

La frase “felicità nazionale lorda” fu coniata per la prima volta dal quarto re del Bhutan, re Jigme Singye Wangchuck, nel 1972, quando dichiarò: “La felicità nazionale lorda è più importante del prodotto interno lordo”. Il concetto implica che lo sviluppo sostenibile dovrebbe avere un approccio olistico quando si tratta di progresso e dare maggiore importanza agli aspetti non economici del benessere.

Da allora l’idea di Gross National Happiness (GNH) ha influenzato la politica economica e sociale del Bhutan e catturato l’immaginazione ben oltre i suoi confini. Nel creare il Gross National Happiness Index, il Bhutan ha cercato di creare uno strumento di misurazione utile per l’elaborazione dei programmi socio-economici e creare incentivi politici che permettano al governo, alle ONG e alle imprese del Bhutan di aumentare il GNH.

L’indice GNH comprende sia le aree tradizionali di interesse socio-economico come gli standard di vita, la salute e l’istruzione sia gli aspetti meno tradizionali della cultura e del benessere psicologico. È un riflessione sul benessere generale della popolazione bhutanese piuttosto che una classifica psicologica soggettiva della sola “felicità”.

Non vi sembra questa splendida politica una motivazione già sufficiente per visitare questo paese?
Vi serve altro? Eccolo.

Le bellezze segrete del Bhutan

Ci sono delle cose che sicuramente non potete non fare durante una visita al Bhutan:

1 . Cimentatevi con arco e freccia

Il tiro con l’arco è lo sport nazionale del Bhutan e la passione di questo popolo. Sulle colline, attraverso i campi e negli stadi di tutto il paese, troverete folle multicolori di uomini nei loro ghos a motivi geometrici (abiti tradizionali) che si alternano a scoccare frecce su un piccolo frammento di un bersaglio posizionato a 140m di distanza. Proate anche voi e godetevi questo spettacolo fuori dal tempo.

2. Rincorrete uno yeti

Come si addice a un regno himalayano tagliato fuori dal resto del mondo per secoli, il Bhutan ha la sua giusta dose di miti e leggende. Il più famoso è lo yeti, o migoi per la gente del posto, e nonostante anche Reinhold Messner abbia dichiarato che ciò che la gente vede è  in realtà un orso himalayano, la creatura ha una forte presa sui locali. Ogni abitante dei villaggi ha una storia su un incontro ravvicinato con un grosso migoi peloso e consigli su come sfuggirne.
In effetti, il Bhutan ha vari Parchi Nazionale dedicato alla conservazione dello yeti. Le possibilità di vederne uno sono piuttosto scarse, ma i parchi ospitano anche altre specie in pericolo, tra cui i panda rossi, i leopardi delle nevi e le tigri, quindi non c’è da annoiarsi.

3. Entrate nel Nido della Tigre

Aggrappato ad una parete a strapiombo, a 900 metri sopra la valle del Paro, Taktsang Lhakhang (Monastero del nido della tigre) è il Machu Picchu del Bhutan. Grazie alle restrizioni del governo sui numeri dei visitatori, non è invaso dai turisti e sarà il momento più eclatante della vostra vista al paese.
Questa scogliera vertiginosa, a soli 10 km a nord di Paro, fu scelta come luogo di meditazione da Guru Rinpoche che, secondo la leggenda, arrivò qui su una tigre volante.

4. Danzate coi monaci

Chiedete a qualsiasi bhutanese quale sia il momento più bello in un anno e diranno che è il tshechu: una grande festa il decimo giorno di ogni mese lunare tibetano. È un momento di commerci veloci e balli cerimoniali, nonché un’occasione per incontrare amici da villaggi remoti e periferici. Paro Tshechu, che si festeggia ogni primavera nel Paro Dzongkhag, è considerato il più spettacolare e colorato.
Il momento clou di ogni tsechu è la danza Cham, dove i monaci indossano maschere spaventose e costumi elaborati ed eseguono routine energiche a tempo della musica rauca tradizionale. Ogni danza ha un messaggio morale, in particolare per quanto riguarda il mostrare compassione per gli esseri senzienti, ed è considerata una forma di meditazione dinamica.

5. Fate trekking verso l’ignoto

Rannicchiato tra alcune delle montagne più alte del mondo e libero dalle orde di turisti che invadono il Nepal, il Bhutan è il gold standard del trekking Himalayano.
Dai delicati trekking attraverso antiche foreste di rododendri a un’escursione impegnativa di 25 giorni che attraversa metà del paese, il Bhutan offre qualcosa per escursionisti di tutti i livelli: non perdetvi questa occasione e cimentatevi con un percorso su misura.

Io dal canto mio vi assicuro che dopo aver passato del tempo tra queste sperdute vette e queste miti e contente genti, capirete cosa sia la “felicità nazionale lorda”.

Sarà un’opportunità per contemplare un diverso approccio alla vita e alla società, in cui la felicità e il benessere di tutte le persone è lo scopo ultimo del governo. È una filosofia che si manifesta in diversi modi. Ad esempio, mentre l’Himalaya è stato ampiamente deforestato in altri paesi, qui il 75% degli alberi è rimasto al suo posto.

Il risultato è un mondo stranamente familiare ma chiaramente diverso. Una terra destinata a farti chiedere come puoi aumentare il tuo GNH.


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