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Il blog di Girolibero

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Trekking in Finlandia alla scoperta dei Sami

Dopo Capo Nord  il nostro trekking in Finlandia continua alla scoperta della Lapponia, nota come terra di Babbo Natale ma forse meno conosciuta come terra dei Sami, l’antico popolo lappone e oggi ultima popolazione indigena caucasica esistente, che abita in questa zona da tempi lontanissimi: le prime tracce risalgono almeno a 10.500 anni fa. Dedichiamo la seconda parte del viaggio proprio alla scoperta di questa popolazione e delle sue tradizioni antichissime.

In Finlandia alla scoperta dei Sami, l’antico popolo Lappone

Lo storico bizantino Procopio parla dei Sámi già nel 551 narrando le vicende delle guerre dell’imperatore Giustiniano e li descrive come una popolazione nomade dedita all’allevamento delle renne, alla caccia e alla pesca. Oggi si contano all’incirca 75.000 Sámi che abitano un’ampia zona che comprende la parte nord di Finlandia, Svezia e Russia, nella zona della penisola di Kola. L’area che stiamo per visitare, il villaggio di Inari, è popolata da almeno 7.000 persone

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Sámi

In queste zone climaticamente ostili i Sami erano costretti al nomadismo per poter cacciare: una delle loro risorse fondamentali era la renna, da cui ricavavano carne, pellicce, scarpe per proteggersi dal gelo. Utilizzavano poi anche le ossa per costruire utensili, e altre parti per realizzare strumenti musicali, come il tamburo percosso nei riti sciamanici, e infine le pelli, fondamentali per la costruzione delle tipiche capanne portatili, le kota. Anche delle renne, insomma, non si butta via niente. Procopio dice che le madri non svezzavano i loro lattanti, ma li lasciavano nelle kota con un osso di renna come ciuccio finché andavano a caccia coi loro uomini, gente davvero tosta insomma. Le renne venivano utilizzate anche come animali da lavoro per trainare le slitte. Oggi i Sámi hanno conservato la loro antica lingua e molte delle loro tradizioni, ma per gli spostamenti ora sono soliti usare la più moderna renna a motore: la motoslitta. Anche sull’utilizzo del ciuccio di renna fortunatamente non abbiamo avuto riscontri.

Raggiungiamo le terre dei Sámi vicino a dove il fiume Juutua sfocia in uno dei laghi più grandi della Finlandia, quello di Inarijärvi, sulle cui sponde sorge il villaggio di Inari, che si trova a circa 300 chilometri dal Circolo Polare Artico, patria e terra natìa dei Sámi e sede anche del parlamento autonomo Lappone. Durante la stagione invernale è possibile fare delle escursioni alla scoperta del territorio e dei dintorni di Inari a bordo di motoslitte o su slitte trainate da cani.

Le colline basse e verdeggianti incastonano il lago di Inarijärvi, chiamato anche il mare dei Sami, in una cornice naturale armonica e rilassante, dove la natura selvaggia sembra quasi incontaminata dalla presenza dell’uomo. Queste popolazioni vivono in armonia con il loro territorio forse grazie anche alla loro religione: un culto politeista con una moltitudine di spiriti e divinità improntato sull’animismo, sposando cioè il credo che tutti gli elementi naturali abbiano un’anima e celebrato con rituali tipici dello sciamanesimo.

Il Museo Siida, sulla cultura Sami

Il nostro trekking ci porterà a visitare il museo Siida, un museo sulla cultura Sámi, incontriamo dei Sieidis, o Seitas, spuntoni di roccia o sassi dalle forme inusuali rispetto al paesaggio circostante e luoghi focali importanti per lo sciamanesimo, considerati come dei veri e propri portali di comunicazione (e scambio) con il mondo degli spiriti e su cui si consumavano i riti sacrificali. Sulla nostra strada vicino alle rive dello Juutua, c’è anche il moderno Centro di Cultura Sajos, che è anche sede del parlamento, che con la sua struttura sinuosa in vetro e legno si integra perfettamente nel territorio.

Centro di Cultura Sami Sajos
Centro di Cultura Sami Sajos

Arrivati al museo facciamo un giro nelle prime sale, dove delle enormi fotografie retroilluminate ci regalano lo spettacolo offerto dalla Lapponia col variare delle stagioni. Il percorso interattivo che ci guida nella nostra visita al museo ci offre diversi spunti di riflessione rispetto all’uomo ed al suo rapporto con la natura attraverso le testimonianze della cultura e delle tradizioni dei Sámi.

La parte all’aperto del museo, visitabile solo in estate, ci offre invece uno scorcio sulle abitudini di caccia e pesca di questo popolo e nel parco si possono visitare anche una fattoria originale Sámi e potrete scegliere tra i diversi itinerari esplorativi.

Qui incontro una guida vestita con i tipici abiti lapponi blu e rossi e con il classico berrettino, che risponde pazientemente ad alcune delle mie domande sulla religione dei Sámi.

Lo sciamano è chiamato noaide, che poteva essere uno stregone buono o cattivo, e veniva considerato un vero e proprio tramite tra il regno dei vivi e quello dei morti instaurando una vera e propria relazione diretta col mondo soprannaturale. Un noaide poteva essere sia uomo che donna e diventava tale dopo aver superato un certo numero di prove iniziatiche di resistenza al dolore ed al freddo, e contribuiva al benessere della comunità Sámi anche in veste di guaritore essendo anche un esperto medico-erborista.

Dal punto di vista religioso, l’anima di una persona ammalata era considerata come momentaneamente sospesa e intrappolata nel mondo dei morti, e allo sciamano spettava il compito di riportarla e attirarla di nuovo nel mondo dei vivi. Lo sciamano eseguiva i suoi rituali al suono di un tamburo in pelle di renna disegnato con primitive figure di spiriti e divinità, lo goavddis, cercando di entrare in trance con il battere del suo suono ipnotico e si pensava che tramite l’estasi si potesse anche raggiungere la trasmutazione in uno spirito di un animale. Lo sciamano riempiva il tamburo con degli anelli e nove elementi presi da una scopa magica e veniva poi percosso con un martello di rame o con un corno, ripetendo una litanìa propiziatoria in lingua Sami, la Kamlania, cercando di stabilire un contatto con il proprio spirito guida animale. Il tamburo veniva utilizzato anche nelle cerimonie per la divinazione del futuro e per predire il tempo.

Gli halde invece erano i numi tutelari dei boschi e venivano invocati nei riti propiziatori per la caccia e la pesca, maderakka era madre-terra, radien era la divinità principale come colui che regge e regola i cieli. C’era una grande venerazione per il culto dei morti, ed i vivi ed i morti erano considerati le due metà della stessa famiglia. Nel XVII secolo fu emanata una legge che proibiva il culto dei Sámi e imponeva loro l’accettazione del culto Cristiano pena l’uccisione sul rogo. Il risultato di questa persecuzione fu la distruzione della maggior parte dei tamburi visti come mezzo per invocare il Diavolo e così pure dei luoghi di culto di questa antica religione.

Samiland e il festival della Musica dei Popoli Indigeni

A due ore di macchina da Inari potrete arrivare nella cittadina di Kittilä ed approfondire meglio le vostre conoscenze sui Sami a Samiland, attraverso la loro mitologia e la storia delle diverse dominazioni subìte e da cui sono riusciti a proteggersi iniziando nel XX secolo un processo vòlto a salvaguardare la loro lingua e la loro cultura, arrivando nel 1996 alla fondazione di un proprio Parlamento. Ad Inari invece durante l’estate potrete assistere ad un festival musicale piuttosto unico, quello della Musica dei Popoli Indigeni che si concentra sul repertorio folkloristico della musica Sámi e dove si possono seguire anche alcuni seminari per imparare a suonare alcuni strumenti tradizionali di questo popolo.

Conoscere questo popolo è stato davvero molto interessante: pensare che nell’era dei violenti cambiamenti climatici e devastazioni ambientali, il popolo dei Sámi invece riesca a vivere qui in equilibrio e perfetta armonia con le risorse naturali, forse anche grazie alle loro credenze pagane che hanno permesso loro di instaurare un rapporto di mutuo rispetto con la natura, fa sicuramente un certo effetto.

Ti è venuta voglia di ammirare i luoghi dove vivono i Sami? Ecco tutte le prossime partenze di Zeppelin per la Finlandia e la Lapponia.


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