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Cornovaglia: i luoghi da non perdere durante un viaggio trekking
Fare trekking in Cornovaglia significa camminare su sentieri costieri che conducono a spiagge selvagge, e scoprire piccole perle poco conosciute come una stazione telegrafica sotterranea, villaggi storicamente rifugio di pirati e antiche leggende che hanno dato origine a piatti tipici adatti solo agli stomaci più forti.
Nella parte più ad ovest della Cornovaglia invece si cammina nella brughiera in cui è ambientata la saga delle leggende celtiche su Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
L’aeroporto di Bristol è il nostro punto di partenza per questa avventura in Cornovaglia, e partiamo subito con destinazione St. Ives, un pittoresco villaggio sul mare.
Qui vi sveliamo i nostri luoghi preferiti e imperdibili durante un viaggio a piedi in queste terre magiche.
Il Castello di Tintagel
Lungo la via che ci conduce a St. Ives incontriamo il castello di Tintagel. Si narra che Artù sia stato concepito grazie ad un incantesimo di Merlino e dove trascorse gli anni giovanili dopo la sua nascita. Sotto il castello c’è la Merlin’s Cave, una grotta scavata dall’erosione nell’ardesia e nelle rocce vulcaniche dove Alfred Tennyson narra che tra le sue onde Merlino abbia tratto in salvo Artù bambino portandolo sulle sue spiagge, per allevarlo poi in segreto e condurlo infine all’ascesa al trono. A Tintagel è ambientata anche parte della storia dello sventurato amore tra Tristano e Isotta. Insomma, anche se cupe e misteriose, la Cornovaglia si prospetta essere una regione dalle tinte forti ed il panorama delle aspre scogliere che iniziamo ad intravedere dai finestrini del bus non sembra per ora smentire le aspettative.
St. Ives, la riviera ligure sul mare Celtico
Una volta arrivati a St. Ives mi sembra invece di ritrovarmi improvvisamente sulla riviera ligure, o nel vecchio borgo di Genova Boccadasse. Da piccola avevo un quadro in casa che ritraeva quel porto, che ho poi visitato più avanti nel tempo, e St. Ives me lo fa ritornare in mente. Scopro che anche questo incantevole villaggio di pescatori di sardine arroccato sulle rocce ha attirato qui da più di un secolo artisti e pittori che lo hanno ritratto. Fu il pittore inglese Turner ad iniziare questa tendenza immortalando i flutti del mare che si increspavano sugli scogli. Qui è presente anche una sede distaccata della Tate Gallery dove è possibile vedere alcune delle sue opere. Alle sue spalle facciamo una passeggiata sull’incantevole spiaggia sabbiosa di Porthmeor, dove vediamo alcuni surfisti misurarsi con le onde del mare celtico. Il tempo è piuttosto soleggiato e ci sdraiamo per un po’ sulla sabbia morbida a goderci il passaggio dei gabbiani.
Il faro di Virginia Woolf
Se siete appassionati d’arte, qui a St. Ives vale sicuramente la pena di visitare anche il Barbara Hepworth Museum and Sculpture Garden, un percorso dedicato alle opere della celebre scultrice inglese che visse e morì qui nel tragico incendio del suo studio. Passeggiando per le strade del paese davanti ai caratteristici cottages dei pescatori, raggiungiamo infine la spiaggia di sabbia dorata di Porthminster da dove possiamo ammirare il Godrevy Lighthouse, il faro sull’isoletta di fronte che ispirò Virginia Woolf durante le sue vacanze a St. Ives per la scrittura di Gita al faro. Un tempo queste acque dove affiorano piccoli isolotti e spuntoni di roccia, qui conosciuti semplicemente come the stones, erano tristemente note per la frequenza dei naufragi ed il faro fu costruito proprio per cercare di aiutare i naviganti con la sua luce.
Cosa mangiare in Cornovaglia: il cornish pasty
Torniamo in paese e mangiamo il piatto tipico di queste zone: il cornish pasty, un fagottino di frolla o sfoglia farcito con carne, verdure o pesce che i minatori si portavano come pranzo al sacco e che mi ricorda le empanadas argentine. Una leggenda dice che le donne le farcissero mettendoci dentro di tutto per far paura al Diavolo, che per timore di finirci dentro anche lui, non osava avvicinarsi a questi luoghi. Le annaffiamo con un’ottima birra scura presa in un piccolo pub: qui la gente sembra ospitale ma ha l’aspetto di chi si è forgiato resistendo agli impeti del mare. Guardandoci attorno notiamo con rassegnazione che le improbabili e variopinte cravatte degli inglesi purtroppo sono arrivate anche in questi luoghi remoti. Domani inizia la nostra prima vera tappa di trekking in Cornovaglia: scarpe comode e tutti pronti per partire alla volta di Zennor, nel territorio che l’UNESCO ha classificato come facente parte del paesaggio minerario incluso nel patrimonio dell’umanità. Camminiamo nella brughiera attraverso le colline dell’entroterra e capiamo che il vento sarà un nostro fedele compagno di viaggio, a volte sospingendoci a volte tentando di rallentarci, e le aspre scogliere di granito che si stagliano austere sul mare sembrano esserne un’ulteriore testimonianza.
Il paesino di Zennor e la sedie della Sirenetta
Zennor è un piccolo paesino costituito dai caratteristici cottages presenti in queste zone e la sua attrazione principale è la chiesa parrocchiale dedicata alla bretone Santa Senara, secondo una credenza popolare anche fondatrice del villaggio. In Cornovaglia con l’arrivo del Cristianesimo alcune leggende della tradizione celtica furono assorbite e rielaborate da quest’ultimo, spesso generando nomi di santi differenti da quelli che conosciamo. La chiesa ricostruita nel XII secolo conserva al suo interno la famosa sedia della sirenetta, un sedile ligneo con l’intarsio laterale che raffigura una donna con la coda di pesce. La leggenda racconta che il canto di un giovane corista della chiesa avrebbe richiamato una fanciulla sconosciuta in paese che si recava ogni domenica alla funzione per ascoltarlo. Il corista, a sua volta attirato dalla fanciulla, una domenica la seguì fin giù al torrente e di lì non se ne ebbe più alcuna notizia. Nella parte a sud del paese, in quella che oggi viene chiamata la Mermaid’s Cove, si dice si possano ascoltare le voci dei due innamorati cantare finalmente all’unisono.
In realtà quando i Cristiani giunsero qui per convertire i pescatori della zona, utilizzavano miti a loro famigliari, come quello celtico della sirena appunto, per cercare di spiegare loro la duplice componente umana e divina di Cristo. Un po’ come quando in Irlanda San Patrizio decise di spiegare la trinità con un trifoglio, da allora simbolo del Paese.
Parlare in Cornovaglia: il Cornish
Sul muro esterno della chiesa c’è un piccolo memoriale dedicato a John Devy, l’ultima persona ad avere parlato fluentemente il cornish. La lingua della Cornovaglia, il cornishappunto, al contrario di altre lingue celtiche come il Gallese o il Gaelico, non è sopravvissuta nel tempo ed oggi non viene più parlata in queste zone. Rimane solo un pesante accento celtico nella parlata ed a volte non è semplice capire questo tipo di inglese che alle orecchie ricorda più il tedesco. Come in altre regioni del Regno Unito anche qui è presente un forte sentimento di appartenenza culturale e nazionalismo ed il movimento indipendentista della Cornovaglia è piuttosto attivo da queste parti.
Sempre a Zennor, accanto ad un piccolo museo delle arti e dei mestieri, è possibile visitare anche il Trewey Mill, un antico mulino con macina a pietra recentemente restaurato che è in funzione da oltre 150 anni.
Pendeen
Dopo esserci lasciati alle spalle l’ovest, la prossima tappa del nostro trekking in Cornovaglia è Pendeen: ci arriviamo camminando nella campagna, in un tratto collinare, ammirando il mare dall’alto e passando per alcuni paesini sperduti come Porthmeor, costituito solamente da due cottages.
Le miniere abbandonate nella brughiera
La Cornovaglia è stato luogo sin dal Neolitico di grandi giacimenti minerari, soprattutto stagno e rame, e iniziamo ad attraversare i luoghi dove dal 1990 le miniere hanno smesso di essere in attività per subire spesso una riqualificazione di altro tipo grazie anche al patrocinio UNESCO, diventando sede di musei o proponendo percorsi turistici per poter scoprire più a fondo come avveniva l’estrazione dei minerali. Agli inizi del 1900 qui l’industria mineraria era la fonte principale di reddito, ma le tracce della presenza dell’uomo da queste parti risalgono a tempi ben più lontani. I dolmen o le antiche camere sotterranee, i fogous, utilizzate forse anche come dispense o a scopo difensivo, possono essere tutt’oggi visitati.
Quando arriviamo a Pendeen la prima cosa che vediamo è il suo faro bianco sulla cima del promontorio. Ad un quarto d’ora dal centro del villaggio troviamo la Geevor Tin Mine, un’antica miniera di stagno, dove lavoravano anche molti minatori italiani, ora riconvertita in museo sulle attività dell’estrazione mineraria e sulle condizioni degli operai che vi lavoravano. Malgrado la desolazione di queste terre abbandonate dagli abitanti una volta chiuse le miniere, il fascino decadente e brullo e il calore e la generosità delle persone che sono rimaste qui, ci fanno sentire di essere in un posto davvero speciale.
Il paesino di St. Just-in-Penwith
Il giorno dopo percorriamo il sentiero costiero per arrivare a Sennenà. Il nostro cammino questa volta è accompagnato dai numerosi resti archeologici, risalenti a diverse età preistoriche, di cui la zona è disseminata. Passiamo per St. Just-in-Penwith, un altro piccolo paesino che agli inizi del Novecento, nel suo periodo più florido in pieno boom minerario, contava ben 5.000 abitanti. Il villaggio non è tra i più piccoli di quelli che abbiamo attraversato finora e c’è anche la bellissima chiesetta medioevale di St. Justus, costruita per custodire le spoglie del martire, da poter visitare.
Cape Cornwall e Land’s End, la fine delle terre
Ci dirigiamo verso la costa per poter ammirare Cape Cornwall, uno dei promontori più ad ovest della regione. Qui non ci sono alberi né boschi e il vento è piuttosto forte, ma il panorama è spettacolare e l’oceano spumeggiante e sempre inquieto è di un blu profondissimo.
Dal piccolo paesino di Sennen con la sua caratteristica chiesa parrocchiale, si estende il territorio della penisola granitica chiamato the Land’s End, la fine delle Terre, ed è questo il punto più ad ovest dove la Cornovaglia si affaccia sull’Atlantico. Lo scenario selvaggio è suggestivo, e camminare su un tappeto erboso spruzzato dal viola intenso dell’erica e dalle ginestre su queste ripide scogliere dà un senso di pace e appagamento. La nostra prossima tappa prevede il passaggio attraverso Porthcurno, famosa per la sua stazione telegrafica sottomarina che collegava Londra con Bombay già nel 1870 e che consentiva uno scambio di comunicazioni impensabile per l’epoca. Riuscì a resistere fino all’avvento della comunicazione senza fili di Marconi, che condusse i suoi esperimenti radio proprio qui in Cornovaglia, dalla piccola cittadina di Poldhu, più a sud.
Le bianche spiagge della Cornovaglia del sud
La baia di Porthcurno offre spiagge di sabbia bianca e acque turchesi e scintillanti: considerate giustamente tra le più belle del Regno Unito, sono tra le preferite dagli appassionati della tavola da surf.
Qui a Porthcurno potrete visitare l’anfiteatro Minarc Theatre, nato negli anni Trenta per volere di un abitante del villaggio che desiderava poter inscenare opere come La Tempesta o Il Sogno di Shakespeare in questa magnifica cornice naturale all’aperto, che si fece aiutare solo dal suo giardiniere nella progettazione originale.
Mousehole, villaggio di pescatori
Il giorno successivo decidiamo di raggiungere Mousehole, sulle acque del Canale Inglese, passando per il villaggio di Lamorna, intorno a cui si insediò il gruppo di pittori che diede vita al movimento della Newlyn School, che fu molto attivo in queste zone ritraendo la vita quotidiana dei pescatori, enfatizzando soprattutto l’uso della luce all’aria aperta come i più noti colleghi francesi.
Più avanti attraversiamo il magnifico bosco di St. Loy, dove la bellezza delle sue piante e le campanelle blu inglesi che spuntano dappertutto ci ripagano della fatica del cammino.
Mousehole è un caratteristico villaggio di pescatori, un tempo uno dei più importanti della Mount’s Bay, e le case gialle affiancate l’una all’altra sembrano sorreggersi e far fronte comune contro la forza del vento che arriva impetuosa dal mare. Qui la gente, che porta sul volto i tratti spigolosi di chi è abituato a difendersi dalle forti tempeste, ogni anno prima di Natale celebra la Tom Bawcock’s Eve, una festa in memoria di un famoso pescatore che sfidò in barca la tempesta per salvare gli abitanti di Mousehole da una carestia. Per ricordare il suo coraggio, la sera del 23 dicembre viene mangiata un’enorme torta salata, la Stargazy Pie, con uova, sardine e teste di pesce che spuntano fieramente all’esterno della copertura di sfoglia.
L’isola di St. Michael’s Mount
La nostra ultima tappa è il paese più grande tra quelli visti finora, Penzance: un piccolo porto che è stato in passato obiettivo delle scorrerie dei pirati Ottomani e che nel 1500 fu saccheggiato e dato alle fiamme dall’Armada dei Conquistadores spagnoli. È famosa anche per via de I Pirati di Penzance, un’operetta comica molto nota nel Regno Unito che ridicolizza i militari inglesi. Nell’Ottocento l’aria salubre e i paesaggi incantevoli, l’hanno rilanciata come meta balneare e i collegamenti ferroviari con Bristol e Londra hanno contribuito a farla diventare una florida cittadina.
Da qui possiamo vedere in lontananza l’isola che tra poco andremo a visitare, St. Michael’s Mount: un’abbazia-fortezza dedicata all’arcangelo Michele, eretta su un isolotto tidale in mezzo al mare dai monaci benedettini, gli stessi che in Normandia costruirono quella di Mont Saint-Michel.
Qui in Cornovaglia il tempo è stato clemente con noi. Contrariamente alle aspettative, il tempo cambia molto repentinamente, ma non abbiamo quasi mai trovato la pioggia durante il nostro viaggio. Un altro colpo di fortuna lo abbiamo quando, arrivati nel paese di Marazion per prendere il traghetto che lo collega a St. Michael’s Mount, scopriamo che invece siamo capitati giusto al momento della bassa marea, e che possiamo raggiungere l’isola semplicemente camminando sulla passerella che la collega alla terraferma. Passeggiare in mezzo al mare sulla sottile lingua di sabbia per raggiungere il monastero è un’esperienza unica molto emozionante. Dopo la fondazione della chiesa anglicana, Enrico VIII confiscò tutti i monasteri cattolici, tra cui quello di St. Michael’s Mount, e lo trasformò in una fortezza. Una leggenda medioevale racconta invece che il gigante Cormorano che dopo aver creato l’isola razziava il bestiame sulla terraferma, sia stato ucciso in queste acque grazie ad una trappola tesagli dal giovane Jack, che da allora in poi fu conosciuto come Jack l’Ammazzagiganti. Sotto le mura della fortezza potrete trovare una pietra a forma di cuore con un cartello che recita questo è il cuore del gigante. Avvicinandovi con l’orecchio alla pietra, si dice si possa sentirne il battito. Il castello, attorniato da un piccolo borgo di case, è maestoso e ben tenuto, e arrivando alla sua sommità sulla terrazza vittoriana possiamo godere di un magnifico panorama sulla baia.
Viaggi organizzati in Cornovaglia
Il nostro trekking in Cornovaglia purtroppo termina qui: coi suoi paesaggi aspri e le lande desolate si è rivelata un posto magico, con il suo mare come protagonista assoluto, degna di tutti i miti e le leggende che la circondano e che rendono il suo fascino cupo davvero indimenticabile.