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Il blog di Girolibero

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Sulle tracce del Mistral nel cuore della Provenza

Quando si dice Provenza vengono subito in mente immagini di campi viola lavanda e borghi medievali sotto a cieli color smalto. Spesso però ci si dimentica che il grande protagonista di questa regione dal clima asciutto e dall’irresistibile luminosità, è… il Maestrale!

Alta Provenza a piedi

Un intrigante coinquilino

Il suo nome in francese – Mistral – deriva dall’antico provenzale “maestral”, e spira fresco da nord-ovest (dal Massiccio Centrale) verso Roma, la città più importante del Mediterraneo, detta anche Magistra Mundi. In alcune zone della Provenza il Maestrale può soffiare fino a 110 giorni all’anno, e quindi non c’è da sorprendersi se proprio in questa regione è stato creato, già negli anni Quaranta, un importante osservatorio astronomico, vicino alla cittadina di Manosque.

Nel 2018 è stato pubblicato in Italia l’interessante e originale reportage di viaggio “Dove soffiano i venti selvaggi”, in cui il giornalista Nick Hunt racconta il suo peregrinare in Europa a caccia dei venti più famosi. Dopo aver seguito le tracce della Bora e del Foehn, l’autore arriva in Provenza e, scendendo a piedi lungo la valle del Rodano descrive il suo incontro ravvicinato con il Mistral. Com’è la convivenza con un vicino di casa così ingombrante? Hunt lo chiede agli abitanti dei villaggi che attraversa a piedi, e ciò che ne ricava è sorprendente. Non solo le case più antiche non hanno aperture sul lato da dove soffia il vento, ma l’argomento Mistral suscita immancabilmente animate discussioni: c’è chi lo trova corroborante e chi invece lo subisce malvolentieri.

Ogni villaggio ha i suoi racconti più o meno mitologici a tal riguardo, ma la leggenda più famosa che riguarda il Mistral narra di quella volta che i contadini, stanchi dei suoi dispetti, decisero di rinchiuderlo in una grotta. Mistral implorava di essere liberato, ma la gente di Provenza non voleva più saperne di lui. Tuttavia, le conseguenze non si fecero attendere: il caldo divenne insopportabile, e le messi marcirono nell’umidità dell’estate, causando una tremenda carestia. I contadini allora decisero di liberare il vento, non prima di aversi fatto promettere che Mistral non avrebbe più messo a soqquadro campi e fattorie. Il vento promise, e da allora le persone vivono in armonia con questo fresco vento di Provenza.

Terra di artisti

Di certo l’aria fresca e tersa generata dal Maestrale ha attirato decine di artisti a cavallo tra Ottocento e Novecento, soprattutto impressionisti e post-impressionisti, che arrivavano in Provenza attirati dalla luminosità del paesaggio. Diceva Cezanne (che della Provenza era nativo):

“La luce del sole qui è così intesa che mi sembra che le silhouette degli oggetti non siano solo bianche e nere, ma anche azzurre, rosse, marroni e violette”.

Anche Van Gogh approdò in Provenza, attirato dalla luce del midi, dando così avvio al periodo più fertile della sua carriera. Le sue notti stellate, rese immortali dalla tela, a guardarle bene profumano ancora di maestrale…

Nei boschi di Provenza

Il Mistral la rende una regione ideale per il trekking. Ce lo racconta bene lo scrittore Sylvain Tesson nel suo ultimo reportage “Sentieri neri“, in cui narra il suo straordinario viaggio a piedi dal Mercantour alla Normadia. Il suo obiettivo era quello di percorrere esclusivamente quei sentieri, secondari e abbandonati, che sulle mappe non portano numerazione e sono appunto segnalati con un tratteggio nero.

Non è affatto un’impresa impossibile. Specie il dipartimento dell’Alta Provenza è una distesa di prati e boschi di querce, dove non è raro fare incontri inaspettati, come i magnifici grifoni che nidificano nelle gole del Verdon. L’Alta Provenza è perfetta per chi vuole immergersi nel tempo sospeso della natura e perdersi tra le stradine dei borghi minuscoli e un po’ misteriosi che punteggiano le vallate. Sarà stata questa atmosfera particolare, oppure i cieli lucidati dal Mistral a convincere la più grande viaggiatrice del Novecento a trasferirsi in Provenza?

Non lo sappiamo, e d’altra parte lei non ce lo racconta. Ma ci piace pensare che Alexandra David-Neél abbia ritrovato nel vento di Provenza qualcosa della luce degli altopiani tibetani, che lei aveva percorso per la prima volta nel 1916. Nel 1924, senza autorizzazione e travestita da pellegrina, Alexandra riesce a entrare a Lhasa, città all’epoca proibita agli stranieri.  È davvero impossibile riassumere in poche righe le imprese di questa provenzale d’adozione, che a quasi ottant’anni ha deciso infine di trascorrere la vecchiaia a Digne les Bain, dove ancora oggi è possibile visitare la sua straordinaria casa-museo. Il suo “Viaggio di una parigina a Lhasa” è senz’altro una lettura da non perdere.

Se siete pronti a tuffarvi nei colori e nel vento di Provenza, non vi resta che preparare i bagagli! Scopri gli itinerari in Provenza di Girolibero Zeppelin.


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