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Provenza: cosa vedere in un viaggio bici e barca
Questo articolo è tratto dalla rivista “Itinerari e Luoghi”.
Una terra dove arte, cultura, tradizione e natura convivono in armonia. Un viaggio fra paesaggi che ispirarono pittori, rovine romane e borghi medievali, da assaporare a passo lento, grazie alle due ruote e a una barca lungo il Rodano.
Cosa vedere in Provenza
Per assaporare il meglio della Provenza, bisognerebbe viverci almeno un anno. Ogni stagione, ogni mese e ogni settimana regalano qualcosa di particolare e evocativo; così come lo racconta con delizioso humour inglese, Peter Mayle nel libro Un anno in Provenza. Il nostro viaggio nel sud della Francia tocca solo una parte della profumata Provenza, partendo da Avignone, che fu per un breve periodo la città dei Papi, e termina nella selvaggia Camargue. Poco il tempo rispetto a quanto richiederebbero la storia, le tradizioni, la natura, ma sufficiente per conoscere alcuni punti salienti del territorio; per buona parte antropizzata, la Provenza si presta però a un lento cammino in sella alla bicicletta.
Viaggiamo sotto l’etichetta dello slow travel, mantenendo allo stesso tempo la possibilità di spostarci in tempi consoni a visitare ampi spazi. Filo d’Arianna del nostro viaggio il Rodano, il grande fiume che nasce dalle montagne Svizzere e sfocia nel Mediterraneo dopo aver “girovagato” a lungo per la Francia. Seguiremo il suo corso in bicicletta e per qualche tratto in barca, dormendo tutte le notti a bordo. Lo seguiremo da Avignone, la residenza dei papi in esilio nel XIV secolo, per poi raggiungere testimonianze notevoli della presenza dei Romani, come il Pont du Gard, che con la sua struttura a tre ordini di arcate rappresenta il più alto acquedotto romano, e che testimonia un’opera di alta ingegneria voluta per dimostrare la potenza di Roma verso la gente di Nimes e tutto il popolo Gallico (anche se portava acqua principalmente per le fontane delle case patrizie). Un’antica Roma che avremo modo di apprezzare anche ad Arles, visitando i resti dell’anfiteatro e della splendida arena. Sempre ad Arles potremo seguire le tracce di Vincent Van Gogh, innamorato dei paesaggi provenzali tanto da produrre tra il 1888 e il 1890 ben 150 tele, immortalando angoli suggestivi, che si conservano in parte invariati; ci sembra di essere in un quadro camminando tra i vicoli di Saint-Rémy-de-Provence: località che deve la sua fama oltre che al pittore fiammingo, che qui vi dipinse i suoi capolavori più celebri (Notte stellata e Autoritratto), alle profezie di Nostradamus, nativo del luogo. Lungo il nostro peregrinare ci aspettano anche tracce del Medioevo, come la fortezza arroccata di Les Baux-de-Provence, e il suo borgo di pietra calcarea, considerato tra i più bei villaggi della Francia, mentre più a sud la città murata di Aigues-Mortes, immersa tra i grandi stagni della Camargue, rappresentava l’unico porto della Francia dal quale partivano le navi cariche di crociati.
Cosa vedere in Camargue
Appena fuori dai luoghi abitati, la Camargue si presenta come un’immensa pianura selvaggia. È disseminata da stagni, dove fenicotteri rosa stanno indaffarati a cercare crostacei. Qui è la natura a regnare. Gli stagni sono sfruttati dall’uomo solo per la raccolta del sale, e le terre per i pascoli di tori semiselvatici e di cavalli dal caratteristico manto bianco. Ci sono anche terre piatte, dove abbondano campi di riso e vigneti dai fondali sabbiosi. L’entroterra è disseminato da piccoli borghi, con le piazze adornate da grandi platani, che sembrano quasi essere lì allo scopo di fare ombra ai cittadini impegnati nel passatempo preferito: la pétanque, il gioco delle bocce, praticato sulla terra battuta. Si sente l’influsso spagnolo; lo si respira nella cucina e nelle arene diffuse anche nei centri minori, dove si pratica la Feria, con la corsa dei tori per le vie cittadine.
Ma torniamo al “collante” del nostro viaggio, il Rodano. Nei pressi di Avignone si divide in due rami formando l’isolotto della Barthelasse. Sul ramo sinistro si conservano le ultime 5 arcate di quello che rimane del medievale pont St. Bénezet, una delle opere che fanno parte del patrimonio mondiale dell’Unesco presenti in Provenza, crollato in buona parte dopo una piena del XVII sec. Il ramo destro è invece dominato dalla torre Philippe le Bel, eretta nel XIII sec. a controllo dell’accesso al ponte.
A pochi passi si trova Villeneuve-lèz-Avignon, col suo centro animato di una tranquillità assolutamente incomparabile alla vicina e frenetica città di Avignone, e forse non è un caso se in questo luogo di pace i frati cistercensi hanno edificato nel XIV secolo un bellissimo monastero. È proprio qui, all’ombra della torre le Bel, che ci aspetta la barca che ci coccolerà per l’intero viaggio. Poco lontano, altre barche ormeggiate alla riva portano i segni di chi è lì da molto tempo. Per qualcuno la filosofia dello slow travel non finisce mai.
Per molti visitatori dell’area, l’unico incontro ineludibile con l’avifauna è rappresentato dai fenicotteri, che hanno qui la più grande colonia riproduttiva del Mediterraneo, con oltre 20.000 pulcini che spiccano da qui il volo ogni anno. Tuttavia, gli ambienti diversificati e ben preservati della foce del Rodano, ed in particolare dell’area tutelata dal Parco Naturale Regionale di Camargue offrono rifugio ad altre trecentocinquanta specie, uccello più uccello meno, che si alternano nei diversi periodi dell’anno. Con un po’ di attenzione non sarà difficile accorgersi anche degli altri. Innanzitutto gli aironi, qui rappresentati in tutte le specie europee, che vi nidificano in colonie dette garzaie o singolarmente, a seconda della specie. I gabbiani che si osservano qui, poi, non sono tutti uguali. Ce ne sono regolarmente almeno otto specie, di cui quattro nidificanti, compresi i rari gabbiani rosei e corallini. Ben rappresentate sono anche le sterne, che annoverano fra i nidificanti fraticello, mignattino piombato, beccapesci, sterna zampenere e comune. Spatole e mignattai, cavalieri d’Italia e avocette sono gli avvistamenti più spettacolari che si possono fare nelle aree umide, ma anche le aree sabbiose ed aride sono in grado di riservare diverse sorprese, fra cui la rarissima gallina prataiola, la grandule e l’occhione.
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