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Da Mantova a Venezia in barca e bici: il viaggio che non ti aspetti
Un viaggio che tutti dovrebbero fare una volta nella vita: da Mantova a Venezia in barca e bici. Dimenticatevi luoghi affollati o code chilometriche: qui si naviga sull’acqua e si scende dalla barca per pedalate leggere che ti portano a scoprire luoghi insoliti, come il magico Museo della Giostra e Lio Piccolo, e luoghi soliti, come Venezia e Mantova, ma da un punto di vista tutto nuovo.
Partire da Mantova e arrivare a Venezia, attraversando i fiumi e pedalando in luoghi in cui il tempo sembra fermo, è un modo di viaggiare che ti resta dentro a lungo. Questo non è il viaggio dei grandi palazzi o delle ville rinascimentali, ma è un insieme di dettagli e persone, come Giuliano con la sua passione per il gioco delle freccette o Paolo e i profumi dei suoi distillati. Qui si incontrano fenicotteri, si fa birdwatching, si arriva a Venezia dal mare, il tutto scandito dalla vita del fiume e dalle regole di un capitano. Un viaggio che parla a chi sa godersi la vita fin nelle cose più piccole, che alla fine sono le più grandi, come una grigliata (anche di verdure!) in un piccolo paese di 300 abitanti che è impossibile da dimenticare.
Ti raccontiamo, passo dopo passo, come è nato il primo viaggio Bici e Barca in Italia e cosa rende davvero unico questo viaggio.
Dall’Olanda in Italia: una folle intuizione
In Olanda si fa da sempre, o quasi. Sono gli anni Ottanta quando gli olandesi si inventano di trasformare alcune chiatte mercantili in hotel galleggianti capaci di ospitare una ventina di passeggeri. Se all’inizio sono un po’ spartane, con gli anni diventano sempre più confortevoli e accessoriate tanto da diventare una nuova idea di turismo: il Bici e Barca.
In Italia invece non lo aveva mai fatto nessuno, o almeno è stato così fino a una quindicina di anni fa quando una folle intuizione è diventava una realtà vera e brillante: portare in Italia il viaggio in barca e bici. Qui non è come in Olanda dove le persone, per abitudine, si spostano in bicicletta e le merci viaggiano principalmente via fiume. In Italia i fiumi non sono concepiti come una viabilità alternativa. E quindi dove sta l’affinità? Nel fiume e nei canali, sia in Olanda sia in Italia, queste vie d’acqua hanno una secolare storia da raccontare che si snoda tra storie e luoghi difficili da raggiungere.
All’inizio i limiti per realizzare questo progetto sono tanti, ma fortuna vuole che nel 2002 si apre un varco con l’entrata in funzione del canale Fissero Tartaro – Canal Bianco, e così finalmente anche l’Italia ha una sua idrovia affidabile e si possono unire Mantova a Venezia e al Mare Adriatico. Non ci sono più scuse per non realizzare il sogno impossibile di viaggiare in Italia attraverso i fiumi. Manca solo un tassello per iniziare: una barca adatta al viaggio fluviale.
Vita Pugna e Ave Maria: le navi del viaggio e le loro storie
Vita Pugna è nata in Olanda, Ave Maria in Italia. Insieme sono uno dei motivi per cui viaggiare in barca e bici in Italia può essere considerato epico grazie alle loro storie che narrano di pazze idee, viaggi avventurosi e sogni realizzati.
Per pedalare lungo strade a basso traffico e navigare nella campagna veneta lungo fiumi e canali, non si possono infatti utilizzare le solite barche. Servono delle navi adatte alla navigazione, proprio come fanno in Olanda. Qui entra in gioco l’olandese Vita Pugna e la pazza idea di portarla in Italia, dove non esistono navi così. Vita Pugna è stata progettata per superare i colli di bottiglia delle vie navigabili ed è perfetta anche per i fiumi italiani. Tutti pensano sia impossibile portare Vita Pugna dall’Olanda all’Italia, via acqua: ci sono olandesi che scommettono nel fallimento dell’impresa e persone che ancora ne parlano, ma Vita Pugna centra l’obiettivo. Con coraggio naviga Reno, Danubio, Mar Nero e Mar Adriatico fino ad arrivare al Cantiere Navale di Mantova. Giusto il tempo di qualche ritocco e subito parte per il suo primo viaggio da Venezia a Mantova. È il 2009 e un tutto esaurito dà la spinta alla creazione di una seconda barca, Ave Maria.
Ave Maria nasce in Italia, o meglio ancora in Veneto, ispirata da Vita Pugna. Per costruirla si uniscono le forze e le menti delle aziende venete che si trovano lungo il collegamento Mantova-Venezia, dove esiste una radicata sapienza artigianale dovuta alla grande tradizione di produzione navale. Tutto è pensato nel dettaglio: un innovativo sistema di climatizzazione in grado di riutilizzare le proprietà termiche dell’aria esausta; un impianto di illuminazione della nave è esclusivamente a LED; un sistema di depurazione delle acque scure all’avanguardia, che quando vengono rilasciate nel canale sono certificate acque chiare; la velocità della nave è mantenuta nei limiti stabiliti per ridurre al minimo l’erosione delle sponde e l’impatto sull’ecosistema. Una nuova sfida riuscita: il Bici e Barca in Italia ha ora due alleati per avventure memorabili via acqua.
L’acqua come filo conduttore
Navigare su un battello-hotel tra i fiumi e il mare, vedere i fiori di Loto che sbocciano nei laghi di Mantova (in estate!), fare il bagno nella spiaggia selvaggia di Porto Caleri, scoprire Venezia dal mare, vedere i fenicotteri rosa alzarsi in volo sul Delta del Po: in un viaggio da Mantova e Venezia è l’acqua che dà il ritmo a tutto.
L’acqua è dappertutto e unisce tutti i luoghi che si toccano durante il viaggio in barca e bici. C’è Mantova, città d’acqua, con i tre laghi che la circondano: il Lago Superiore, il Lago di Mezzo e il Lago Inferiore. Qui nascono nel periodo estivo i fiori di loto: dalle radici che affondano nelle paludi fangose con forza spingono lo stelo del fiore fino a sbocciare alla luce del sole. L’acqua è anche quella calma di Pellestrina, dove il tempo sembra essersi fermato grazie alle tradizioni che ancora sopravvivono in questo paesino, dalla barca alla pesca, in un ambiente unico fatto di dune. L’acqua a Venezia è storia: si dorme in Laguna, in zona Giudecca, dove poco distante si incontra l’unico costruttore di gondole rimasto, Franco Crea, una vera istituzione. E ancora l’acqua è quella viva del Delta del Po, dove si avvistano i fenicotteri rosa (armatevi di binocolo!) ma anche di altri uccelli perché qui se ne contano più di 350 specie, dagli aironi ai cormorani fino ai rapaci.
Un viaggio dove il tempo è sospeso
Questo è il viaggio per chi rivendica il desiderio di un tempo lento, della conoscenza e delle domande, dei rapporti, di sapori veri e luoghi fuori dai soliti circuiti. Tutto questo qualcuno lo potrebbe chiamare slow tourism, noi preferiamo definirlo un viaggio insolito dal tempo sospeso che nasce da tante piccole storie, fatte di persone e luoghi che ancora in qualche modo resistono.
Tra le nostre storie preferite c’è quella di Zelo, un paese di 300 abitanti con un ponte asburgico e una chiesa, che ci accoglie sempre con le serate nel pub di Giuliano Contiero a giocare con le freccette e la serata-grigliata (anche di verdure) direttamente sul ponte dove attracchiamo. C’è un gran senso del calore in questo paese, dove gli anziani del paese d’estate giocano ancora a carte fuori in strada, e convivono serenamente con un’attività gestita da cinesi come nelle scene del film di Andrea Segre, Io sono Li. A contendersi con Zelo il primato di borgo microscopico c’è anche Lio Piccolo, vicinissimo a Jesolo: unico esempio rimasto di vera realtà lagunare così com’era organizzata alla fine del ‘700, si raggiunge in bici percorrendo una strada in mezzo a panorami lagunari larga giusto lo spazio di un auto. Pedalando raggiungiamo anche un caseificio dove la pazienza è quella delle migliaia di forme di Grana Padano e arriviamo al Museo della giostra e dello spettacolo popolare di Bergantino, un luogo incredibile, il sogno di ogni Peter Pan tra giostre, spettacoli di piazza e divertimento in un percorso che si divide per temi: labirinti, giochi medievali, fiere, burattini, gallerie delle meraviglie e streghe. Altra icona di un luogo senza tempo è la distilleria di Paolo Mantovani, più che un’azienda è una boutique di profumi e fragranze, dove oltre ad assaggiare, si impara ad annusare. Si scoprono bottiglie memorabili, come l’Acqua di Russia, e ci si incanta a scoprire il mondo degli alambicchi. Lontano dall’over tourism, immersi in una pace assoluta, si ormeggia anche in Giudecca. Un posto tranquillissimo che ha come vista la Laguna. Qui si dorme e si conosce una storia autentica di Venezia, quella di Franco Crea, un mito veneziano e l’unico vero costruttore di gondole a Venezia. Paziente è anche l’attività di birdwatching che nel Delta del Po è sopratutto dedicata all’avvistamento dei fenicotteri rosa. Ma poi voi lo sapete perché sono rosa? Noi ci siamo informati: i fenicotteri sono dei predatori di molluschi e crostacei, in particolar modo della Artemia Salina, un piccolo gamberetto rosa che contiene i carotenoidi che vanno a depositarsi sulle piume.
Una volta a casa, non vedrai l’ora di raccontare ognuna di queste cose.
La cucina di bordo è un motivo per partire
Cè un aspetto da non sottovalutare se stai pensando di partire per un viaggio in barca e bici: a bordo si mangia benissimo. Esiste persino un ricettario della nostra cucina di bordo! Secondo noi sono almeno tre i fattori che rendono la nostra cucina un motivo per partire: è equilibrata e pensata per ogni scelta alimentare (vegani e vegetariani, questa è per voi); è attenta alle stagioni, agli ingredienti del territorio e alle ricette della tradizione; infine, evita sprechi inutili.
Parlare di territorio per noi significa proporre piatti e ingredienti tipici delle zone e delle città che attraversiamo. A Chioggia o in Giudecca prepariamo sempre il filetto di Branzino o la zuppa di pesce del Mar Mediterraneo, mentre a Mantova sul piatto non mancano mai i ravioli e il Brasato. Altro tassello fondamentale è la stagionalità, dai piselli ai carciofi (in omaggio a quelli di Sant’Erasmo e Lio Piccolo) in primavera alle zucchine e alle melanzane in estate, fino ai funghi porcini e alla zucca in autunno. Quando possibile, cerchiamo fornitori locali, come la macelleria di Zelo che raggiungiamo a piedi o il mercato di pesce a Chioggia. Ma non ci fermiamo qui perché la nostra idea di cucina locale è spesso rivisitata, partendo dai piatti e dalle ricette della tradizione, come il risotto di asparagi in primavera a cui aggiungiamo le fragole.
Focalizzata sul territorio, ma anche equilibrata: siamo molto attenti a proporre una dieta bilanciata, con tantissima frutta e verdura, cercando di alternare proteine, carboidrati e vitamine: in questo modo anche chi non mangia carne ha sempre un’alternativa tra uova, legumi o formaggi. Per chi sceglie una dieta vegetariana o vegana, non togliamo semplicemente un ingrediente dal piatto, ma pensiamo a come sostituirlo con massima attenzione.
Un altro principio fondamentale della nostra cucina è quello di sprecare meno possibile: un messaggio etico e funzionale, perché gli spazi in barca sono ristretti. Cerchiamo di non buttare niente e per questo, a volte, a merenda o per l’aperitivo rivisitiamo quello che non è stato mangiato a cena o a colazione: tutti apprezzano tantissimo questo impegno. Con lo stesso obiettivo, quando è possibile, evitiamo la plastica perché non ci dobbiamo dimenticare che la nostra è una vacanza nella natura, tra acqua, rive e fiumi. Anche la spesa è sempre oculata: nelle verdure usiamo tutto, anche i gambi per fare il brodo o, dopo la degustazione di grana padano, con le croste facciamo la pasta e fagioli, proprio come da tradizione.
La vita a bordo sa di casa, parola di capitano
La routine in barca non è proprio la stessa cosa che sulla terraferma, in barca tutto è possibile grazie all’equipaggio che fa da regia a tutto quello che accade. Il capitano, il motorista, i cuochi, i tour leader: sono loro che si svegliano prima di tutti per preparare la colazione e sono sempre loro che, quando tutti dormono, pensano ad organizzare la giornata successiva. Di giorno, mentre i passeggeri pedalano, si occupano della spesa, delle pulizie, incontrano i fornitori delle verdure e del pane e, come in una grande famiglia tutti fanno tutto, senza gerarchie, muovendosi negli spazi della barca con vera complicità. Per questo non è insolito vedere il capitano che cucina (il suo forte è la serata grigliata) o il cuoco in supporto alla guida. In questo clima familiare anche i passeggeri si sentono a casa e dopo qualche giorno c’è chi prepara la tavola e chi si intrufola in cucina, proprio come se fossero parte dell’equipaggio. Ma la domanda che tutti si fanno è: in barca qual è il momento preferito del capitano Riccardo Tamani? La risposta è nel rito della colazione: bere un caffè americano, ogni giorno con un panorama diverso e sempre bellissimo, magari dopo una corsa all’alba con l’amico cuoco. Ma anche dormire a Venezia o a Pellestrina, dove la brezza e il vento sono una coccola per addormentarsi.
Pedalare con il vento tra i capelli, niente di più bello
La bicicletta è mitica, è una conquista che ci guadagniamo pedalata dopo pedalata, è un viaggiare che sa di autentica libertà. Emozioni che restano salde anche quando scegliamo di viaggiare con una e-bike che non scalfisce assolutamente la sensazione di vento tra i capelli, il ricordo delle avventure in sella da bambini e quel senso di riconquista del tempo e dello spazio. Viaggiare con una e-bike non significa non pedalare, ma godersi al meglio l’esperienza di un viaggio in bici, aiutandoti a percorrere più chilometri. E poi, se è vero che riduce la fatica in salita, è altrettanto vero che è un’alleata delle giornate più calde: eviterai grandi sudate e sarai sempre accompagnato da una piacevole brezza. Il vento si fa sentire ancora di più e diventa davvero piacevole avventurarsi tra i sentieri della campagna veneta o tra gli isolotti e i canali di Lio Piccolo. Un ultimo consiglio prima di partire è una lettura, un libro piccolo e leggero che ci sta in valigia. Il titolo è “Il bello della bicicletta” di Marc Augé e ci ricorda come la bicicletta ci apre le porte al sogno e al futuro.
Se pensi che questo sia il momento perfetto per iniziare questa avventura tra fiumi, mari e tempi sospesi, vai al viaggio:
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