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Il blog di Girolibero

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Peloponneso, alla scoperta dell’Antica Grecia

Il Peloponneso è una regione dove poter scoprire tutte le tradizioni dell’Antica Grecia. Assaporando un bicchiere di Retsina in un ripido paesaggio puntellato da piante di ulivo secolari, scoviamo le antiche radici del concetto di pratica sportiva, che i Greci consideravano tanto importante quanto la formazione culturale di un individuo, che potrai apprezzare con un viaggio nel Peloponneso.

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Il Peloponneso dalle more di gelso al retsina

Quando passarono nella regione del Peloponneso tra il mar Ionio e l’Egeo, i crociati le affibbiarono subito il toponimo di Morea, sia perché la sua forma ricordava quella della foglia di gelso, sia per la grande presenza della pianta in questa regione, dove veniva utilizzata soprattutto per nutrire i bachi da seta. Oggi la coltivazione di questa pianta si è ridotta, ma nella vostra vacanza in Peloponneso potrete comunque ripararvi dal sole sotto le folte chiome dei grandi pistacchi, degli olmi e dei mandorli, magari gustandovi un fico maturo appena colto dall’albero. Questa ricca terra, culla della civiltà micenea, è anche la patria delle olive Kalamata, dall’inconfondibile color viola intenso e dalla forma allungata, considerate tra le migliori qualità al mondo. Viaggiando in autobus per raggiungere Olimpia, le enormi distese di ulivi al di là del finestrino con i loro tronchi tortuosi, ci forniscono quell’immagine da cartolina della Grecia rurale che ci aspettavamo di trovare.

Anche i lunghi filari di viti fanno bella mostra di loro stessi da sopra i terrazzamenti. In Grecia c’è uno dei miei vini preferiti, il retsina, con il suo retrogusto unico di resina di pino. La storia dice che sia nato per errore quando la resina di pino di Aleppo utilizzata per sigillare il tappo dell’anfora in cui era contenuta, cadde nel mosto e vi si disciolse. In un’epoca in cui per conservare il vino venivano utilizzati materiali traspiranti come la terracotta, si prese in seguito l’abitudine di aggiungere al mosto un sottile strato di resina per fargli da velo protettivo per ripararlo dall’aria che rischiava ogni anno di corrompere il vino, decretando la nascita del retsina vero e proprio. Altri dicono che l’aggiunta della resina, fosse invece un modo per scoraggiare i conquistatori Romani dal bere le scorte di vino delle famiglie greche, visto che non apprezzavano il suo sapore aromatico. Bevuto freddo dopo una giornata trascorsa sotto il sole accompagnato da qualche delizioso meze, gli stuzzichini per l’aperitivo, è davvero il massimo.

Il concetto di sport nell’Antica Grecia

Prima di arrivare ad Olimpia, decido di sfogliare in autobus un piccolo libricino, prestato gentilmente dalla nostra guida Andreas, che parla di come in Grecia si sia andata a formare l’idea di agonismo sportivo. L’educazione fisica era considerata al pari della formazione culturale e complementare al raggiungimento di uno stato armonico, sia interiore che esteriore, che anelava alla perfezione. Quando la ginnastica ai suoi inizi era praticata esclusivamente in modo dilettantistico dai membri dell’aristocrazia, era anche utilizzata come una sorta di allenamento psicofisico preparatorio per la guerra, visto che essere aristocratici corrispondeva ad essere guerrieri. L’attività fisica era quindi principalmente indirizzata alla corsa o alla lotta. Con la nascita del ginnasio, il luogo in cui i ragazzi dai 12 ai 18 anni ricevevano la loro istruzione sia letteraria che fisica, le cose cominciarono a cambiare. Qui i giovani atleti ricevevano allenamenti specializzati dai preparatori tecnici, ed iniziò a nascere il concetto di professionismo nella pratica atletica. Inoltre l’apertura del ginnasio alle classi sociali più basse, permise l’accesso alle competizioni ed agli allenamenti potenzialmente a tutti. Gli atleti combattevano nudi e si cospargevano di olio d’oliva per esaltare la forma armoniosa della muscolatura. Dopo l’apertura dei ginnasi, nacquero anche le prime diete ed i consigli medici sull’alimentazione degli atleti, nei quali si cimentò anche Ippocrate, medico dei medici e grande sostenitore di quello che in latino diverrà poi il concetto di mens sana in corpore sano di Giavenale.

L’arrivo alla nascita dei giochi olimpici

I Greci provarono fin da subito il desiderio di misurarsi e confrontarsi nella pratica sportiva, dando vita a competizioni, che avevano sempre anche una valenza religiosa, in cui potessero dare libero sfogo al loro spirito di agonismo. Spesso non si trattava solo di gare sportive, ma all’interno della manifestazione si svolgevano anche celebrazioni religiose, sacrifici e processioni. Alcuni giochi venivano indetti per celebrare la morte di personaggi illustri, come Omero ci descrive avvenne in occasione dei funerali di Patroclo, ad esempio. Omero racconta della corsa a piedi e con i carri, del lancio del disco e del giavellotto, del pugilato, dello scontro con le armi, del tiro con l’arco e della lotta, come delle prime specialità praticate nelle gare. I greci non gareggiavano per partecipare, ma per vincere. Il loro agonismo era teso a cercare di essere i migliori e superare gli altri dimostrando il proprio valore. Secondo la cultura greca del tempo inoltre, l’aspetto esteriore era lo specchio delle proprie virtù interiori. I giochi olimpici nascono all’interno di questa cornice e vengono celebrati per la prima volta nel 776 a.C. in onore di Zeus e successivamente ogni quattro anni per i successivi dodici secoli. Furono interrotti dopo che un terremoto distrusse in parte la città di Olimpia ed in seguito come segno di repressione del paganesimo da parte degli imperatori romani cristiani. Il barone francese Pierre De Coubertin decise di organizzare dei giochi ispirati a quelli della Grecia Antica e così nel 1896 ad Atene ebbero luogo le prime Olimpiadi dell’era moderna riportando alla luce la loro tradizione millenaria.

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Le prime Olimpiadi della storia

Nei primi giochi olimpici si disputarono soprattutto gare di corsa, lo stadion, la corsa intorno allo stadio di 200 metri, che veniva praticata anche doppia e lunga, nella versione da 5 chilometri. Le altre discipline come la corsa di carri trainati da cavalli, la lotta, il pugilato, il pancrazio (un misto delle ultime due), il pentathlon, il lancio del disco e del giavellotto, vengono introdotte solo successivamente. All’inizio gli atleti venivano premiati solo con una corona di ulivo, successivamente i ricchi premi in denaro permisero loro di divenire delle vere e proprie personalità di spicco il cui valore veniva paragonato a quello di poeti e filosofi. Le donne non potevano partecipare né assistere ai giochi, a meno che non fossero bambine o donne nubili, fatta eccezione per la parte di preparazione della squadra per la gara con i carri trainati da quattro cavalli. Cinisca, una nobile di origine spartana, partecipò come organizzatrice della squadra e preparatrice atletica dei cavalli, anche se l’auriga era un uomo, e così nel 396 a.C. fu la prima donna nella storia a vincere una Olimpiade, anche se non con un ruolo di atleta attiva. Durante lo svolgimento dei giochi olimpici, che duravano cinque giorni, i conflitti e le guerre in corso venivano sospesi già dal mese precedente al loro inizio per permettere l’organizzazione e lo svolgimento delle gare.


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