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Viaggio in Cornovaglia a piedi: a ovest tra miti e leggende
Stai pensando di esplorare la Cornovaglia a piedi, trascorrendo una o più settimane in una delle regioni più selvagge della Gran Bretagna? Tra brughiere e villaggi di pescatori, ecco cosa non perdere nella parte Ovest della Cornovaglia.
Da non perdere in un viaggio in Cornovaglia a piedi.
Un trekking nella parte più ad ovest della Cornovaglia è il programma del nostro prossimo viaggio. Camminare nella brughiera in cui è ambientata la saga delle leggende celtiche su Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda sarà sicuramente un’avventura emozionante. Atterriamo all’aeroporto di Bristol e partiamo subito con destinazione St. Ives, un pittoresco villaggio sul mare.
Tintagel, Tristano e Isotta
Nel nostro trasferimento passeremo vicino al castello di Tintagel, più a nord rispetto a St. Ives, dove ci sono le rovine del castello in cui si racconta che Artù sia stato concepito grazie ad un incantesimo di Merlino e dove trascorse gli anni giovanili dopo la sua nascita. Sotto il castello c’è la Merlin’s Cave, una grotta scavata dall’erosione nell’ardesia e nelle rocce vulcaniche dove Alfred Tennyson narra che tra le sue onde Merlino abbia tratto in salvo Artù bambino portandolo sulle sue spiagge, per allevarlo poi in segreto e condurlo infine all’ascesa al trono. A Tintagel è ambientata anche parte della storia dello sventurato amore tra Tristano ed Isotta. Insomma, anche se cupe e misteriose, la Cornovaglia si prospetta essere una regione dalle tinte forti ed il panorama delle aspre scogliere che iniziamo ad intravedere dai finestrini del bus non sembra per ora smentire le aspettative.
La riviera ligure sul mare Celtico
Una volta arrivati a St. Ives mi sembra invece di ritrovarmi improvvisamente sulla riviera ligure, o nel vecchio borgo di Genova Boccadasse. Da piccola avevo un quadro in casa che ritraeva quel porto, che ho poi visitato più avanti nel tempo, e St. Ives me lo fa ritornare in mente. Scopro che anche questo incantevole villaggio di pescatori di sardine arroccato sulle rocce ha attirato qui da più di un secolo artisti e pittori che lo hanno ritratto. Fu il pittore inglese Turner ad iniziare questa tendenza immortalando i flutti del mare che si increspavano sugli scogli. Qui è presente anche una sede distaccata della Tate Gallery dove è possibile vedere alcune delle sue opere. Alle sue spalle facciamo una passeggiata sull’incantevole spiaggia sabbiosa di Porthmeor, dove vediamo alcuni surfisti misurarsi con le onde del mare celtico. Il tempo è piuttosto soleggiato e ci sdraiamo per un po’ sulla sabbia morbida a goderci il passaggio dei gabbiani.
Opere d’arte in giardino e il faro di Virginia Woolf
Se siete appassionati d’arte, qui a St. Ives vale sicuramente la pena di visitare anche il Barbara Hepworth Museum and Sculpture Garden, un percorso dedicato alle opere della celebre scultrice inglese che visse e morì qui nel tragico incendio del suo studio. Passeggiando per le strade del paese davanti ai caratteristici cottages dei pescatori, raggiungiamo infine la spiaggia di sabbia dorata di Porthminster da dove possiamo ammirare il Godrevy Lighthouse, il faro sull’isoletta di fronte che ispirò Virginia Woolf durante le sue vacanze a St. Ives per la scrittura di Gita al faro. Un tempo queste acque dove affiorano piccoli isolotti e spuntoni di roccia, qui conosciuti semplicemente come the stones, erano tristemente note per la frequenza dei naufragi ed il faro fu costruito proprio per cercare di aiutare i naviganti con la sua luce.
Anche il Diavolo ha paura del Cornish Pasty
Torniamo in paese e mangiamo il piatto tipico di queste zone: il cornish pasty, un fagottino di frolla o sfoglia farcito con carne, verdure o pesce che i minatori si portavano come pranzo al sacco e che mi ricorda le empanadas argentine. Una leggenda dice che le donne le farcissero mettendoci dentro di tutto per far paura al Diavolo, che per timore di finirci dentro anche lui, non osava avvicinarsi a questi luoghi. Le annaffiamo con un’ottima birra scura presa in un piccolo pub: qui la gente sembra ospitale ma ha l’aspetto di chi si è forgiato resistendo agli impeti del mare. Guardandoci attorno notiamo con rassegnazione che le improbabili e variopinte cravatte degli inglesi purtroppo sono arrivate anche in questi luoghi remoti. Domani inizia la nostra prima vera tappa di trekking in Cornovaglia: scarpe comode e tutti pronti per partire alla volta di Zennor, nel territorio che l’UNESCO ha classificato come facente parte del paesaggio minerario incluso nel patrimonio dell’umanità. Camminiamo nella brughiera attraverso le colline dell’entroterra e capiamo che il vento sarà un nostro fedele compagno di viaggio, a volte sospingendoci a volte tentando di rallentarci, e le aspre scogliere di granito che si stagliano austere sul mare sembrano esserne un’ulteriore testimonianza.
Piccoli villaggi di pescatori con Sirenetta
Zennor è un piccolo paesino costituito dai caratteristici cottages presenti in queste zone e la sua attrazione principale è la chiesa parrocchiale dedicata alla bretone Santa Senara, secondo una credenza popolare anche fondatrice del villaggio. In Cornovaglia con l’arrivo del Cristianesimo alcune leggende della tradizione celtica furono assorbite e rielaborate da quest’ultimo, spesso generando nomi di santi differenti da quelli che conosciamo. La chiesa ricostruita nel XII secolo conserva al suo interno la famosa sedia della sirenetta, un sedile ligneo con l’intarsio laterale che raffigura una donna con la coda di pesce. La leggenda racconta che il canto di un giovane corista della chiesa avrebbe richiamato una fanciulla sconosciuta in paese che si recava ogni domenica alla funzione per ascoltarlo. Il corista, a sua volta attirato dalla fanciulla, una domenica la seguì fin giù al torrente e di lì non se ne ebbe più alcuna notizia. Nella parte a sud del paese, in quella che oggi viene chiamata la Mermaid’s Cove, si dice si possano ascoltare le voci dei due innamorati cantare finalmente all’unisono.
In realtà quando i Cristiani giunsero qui per convertire i pescatori della zona, utilizzavano miti a loro famigliari, come quello celtico della sirena appunto, per cercare di spiegare loro la duplice componente umana e divina di Cristo. Un po’ come quando in Irlanda San Patrizio decise di spiegare la trinità con un trifoglio, da allora simbolo del Paese.
Parlare in Cornovaglia: il Cornish
Sul muro esterno della chiesa c’è un piccolo memoriale dedicato a John Devy, l’ultima persona ad avere parlato fluentemente il cornish. La lingua della Cornovaglia, il cornish appunto, al contrario di altre lingue celtiche come il Gallese o il Gaelico, non è sopravvissuta nel tempo ed oggi non viene più parlata in queste zone. Rimane solo un pesante accento celtico nella parlata ed a volte non è semplice capire questo tipo di inglese che alle orecchie ricorda più il tedesco. Come in altre regioni del Regno Unito anche qui è presente un forte sentimento di appartenenza culturale e nazionalismo ed il movimento indipendentista della Cornovaglia è piuttosto attivo da queste parti.
Sempre a Zennor, accanto ad un piccolo museo delle arti e dei mestieri, è possibile visitare anche il Trewey Mill, un antico mulino con macina a pietra recentemente restaurato che è in funzione da oltre 150 anni.
E dopo le meraviglie dell’Ovest ci spostiamo a sud, continui con noi il viaggio?
E se stai pensando di scoprire anche tu la Cornovaglia a piedi ecco alcuni itinerari che potrebbero esserti utili.